Evasione, stretta Ue sui professionisti
Sulla scia dei numerosi scandali internazionali degli ultimi anni, la Commissione europea ha presentato ieri qui a Bruxelles nuove proposte legislative per arginare l’evasione e l’elusione fiscale. Questa volta presi di mira sono gli intermediari finanziari – banche, avvocati e commercialisti – che saranno chiamati a trasmettere alle autorità nazionali tutte le informazioni relative agli schemi fiscali transfrontalieri da loro messi a punto.
«Vogliamo affrontare i professionisti che promuovono con il loro lavoro gli abusi fiscali – ha detto il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici –. Le autorità fiscali dovrebbero poter avere le informazioni necessarie per lottare contro l’aggressiva pianificazione fiscale. La nostra proposta renderà più semplice il lavoro degli intermediari che rispettano la legge e più difficile il lavoro di chi invece non la rispetta. Continuiamo a perseguire l’obiettivo di rendere il sistema fiscale più giusto».
Secondo il provvedimento comunitario, che andrà ora discusso dal Consiglio e dal Parlamento, le autorità nazionali dovranno essere informate dello schema fiscale transfrontaliero per mano dell’intermediario che lo ha messo a punto. Quando l’intermediario è residente in un paese terzo o è legato dall’onere della segretezza, il compito spetterà al cliente. Quest’ultimo ha l’obbligo di informazione tutte le volte in cui lo schema è messo a punto dall’ufficio legale della stessa società.
Non tutti gli schemi fiscali transfrontalieri dovranno essere oggetto di informazione alle autorità nazionali. La proposta elenca una serie di precisi criteri. Lo schema deve prevedere un pagamento a un residente di paese terzo, il coinvolgimento di una giurisdizione considerata non cooperativa, la possibilità di aggirare la regola sullo scambio di informazioni relativo agli accordi fiscali (tax rulings), o nei fatti consentire deduzioni o detrazioni in più paesi.
La Commissione europea ha deciso di lasciare ai paesi membri la scelta della sanzione da comminare nel caso l’intermediario violi la direttiva. Nel 2016, è scoppiata la vicenda Panama Papers, uno scandalo che ha messo in luce una miriade di schemi fiscali off-shore di cui hanno beneficiato numerose aziende e individui europei. Secondo uno studio citato dal Parlamento europeo, gli schemi panamensi avrebbero provocato mancato gettito fiscale per 173 miliardi di euro.
Nei fatti, il provvedimento comunitario è una modifica a un testo già esistente (la direttiva per la cooperazione amministrativa, conosciuta con l’acronimo DAC). Poiché si tratta di questione fiscale, l’iter legislativo prevede il consenso unanime del Consiglio e il parere non vincolante del Parlamento. L’obiettivo della Commissione è che il nuovo pacchetto fiscale possa entrare in vigore il 1° gennaio 2019, con l’obbligo dello scambio di informazioni tra i paesi membri tre mesi dopo.
«L’esecutivo comunitario ha dato un colpo di acceleratore contro il dumping fiscale – ha notato l’eurodeputato verde tedesco Sven Giegold –. È un grande successo il fatto che il provvedimento riguardi tutti gli intermediari, e non solo le banche». Alcuni paesi hanno già introdotto misure per colpire gli intermediari. Lo stesso il commissario Moscovici ha spiegato che il Regno Unito è tra questi. Secondo l’uomo politico francese la scelta ha ridotto l’elusione fiscale di 12 miliardi di sterline, oltre 15 miliardi di euro.