FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: fallimento, concordato, favor rei e ammortamento
Il concordato liquidatorio proposto da un’impresa facente parte di un gruppo deve sempre mettere a disposizione dei creditori tutti i suoi beni senza riservarne altri al soddisfacimento dei creditori di altre società del gruppo. Sanzione accessoria della sospensione dell’esercizio dell’attività in caso di mancata emissione dello scontrino con applicazione del favor rei. Il locatario può dedurre fiscalmente le quote di ammortamento se il contratto di locazione gli impone il mantenimento dell’efficienza e organizzazione degli impianti. Accertamento da studi di settore illegittimo nel caso di fallimento di una società cliente che procura alla società accertata rilevanti commesse. Il disconoscimento dell’autenticità della firma sull’atto di rinuncia al credito da parte dell’amministratore esclude il presupposto impositivo e l’Ufficio deve chiedere la verificazione. In caso di informazioni sul contenzioso con le banche fornite ai creditori nel corso dell’adunanza non è configurabile l’atto in frode e neppure può essere revocato il concordato già omologato.
Il concordato liquidatorio non si estende ai creditori del gruppo
Il concordato liquidatorio proposto da un’impresa facente parte di un gruppo che, una volta pagati i creditori privilegiati ed i creditori chirografari nella percentuale prevista, destina il ricavato dei beni restanti al soddisfacimento dei creditori di altre società del gruppo, viola l’articolo 2740 del Codice Civile, perché l’effetto esdebitatorio presuppone sempre la messa a diposizione dei creditori di tutte le attività del debitore. Nel caso poi del gruppo di società il concordato può essere proposto unicamente da ciascuna società senza alcuna possibilità di confusione delle rispettive masse attive e passive delle singole società.
• Cassazione, sentenza 26005/2018
La sanzione accessoria più favorevole ha effetto retroattivo
Si applica retroattivamente la modifica della disciplina che prevede l’irrogazione della sanzione accessoria della sospensione dell’esercizio dell’attività in caso di violazione dell’obbligo di emettere la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale, nel caso di commissione nel corso del quinquennio non più di tre bensì di quattro violazioni. Questo in quanto, a condizione che il provvedimento di irrogazione della sanzione predetta non sia diventato definitivo, è applicabile il principio del favor rei.
• Cassazione, sentenza 26178/2018
Le quote d’ammortamento possono essere in capo al locatario
È legittima in capo al locatario la deduzione fiscale delle quote d’ammortamento sulla base di un contratto di locazione che gli impone la conservazione dell’efficienza e dell’organizzazione degli impianti perché l’Amministrazione non può ricuperare a tassazione le quote di ammortamento dedotte derogando alle condizioni contrattuali pattuite e valorizzando altrimenti il dato lessicale del contratto e/o cercando di sminuire la portata del comportamento concludente tenuto dalle controparti.
• Cassazione, sentenza 26190/2018
Se un grosso cliente fallisce lo studio di settore non si applica
Nell’accertamento fondato sugli studi di settore il fallimento di una società cliente che vale importanti commesse è circostanza che deve sempre essere considerata adeguatamente. Questo in quanto lo studio di settore non può applicarsi, neppure ai fini accertativi, laddove lo scostamento dipende dal fallimento di clienti che forniscono alla contribuente rilevanti commesse.
• Cassazione, ordinanza 26362/2018
Per tassare il Tfm va verificata l’autenticità della firma del rinunciatario
Il disconoscimento dell’autenticità della firma apposta sull’atto di rinuncia al credito da parte dell’amministratore è sufficiente per escludere automaticamente il presupposto reddituale dell’erogazione del Tfm. Questo in quanto, nel processo tributario, la parte che ha prodotto una scrittura privata la cui sottoscrizione sia stata tempestivamente disconosciuta da colui che ne appare l’autore contro cui viene prodotta, non può avvalersene quale prova della pretesa in assenza della verificazione della firma stessa da attuarsi nelle forma di legge.
• Cassazione, sentenza 26402/2018
Non c’è frode se si comunica il contenzioso con le banche
Non configura un atto in frode alla massa dei creditori e non comporta la revoca dell’omologa del concordato preventivo, l’informazione del contenzioso con le banche per ottenere la restituzione di presunti versamenti indebiti comunicata successivamente ai creditori. Infatti gli atti in frode, previsti dall’articolo 173 della legge fallimentare, vanno intesi come condotte volte ad occultare situazioni di fatto in grado di influire sul giudizio dei creditori sulle reali prospettive di soddisfacimento in caso di liquidazione e sono da ritenersi assenti nel caso di informazioni date agli stessi creditori nel corso dell’adunanza.
• Cassazione, sentenza 26646/2018
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