Forfettario, la maggioranza punta a estenderlo alle società con 100mila euro di ricavi
La flat tax al 15% per le partite Iva fino a 100mila euro di ricavi o compensi comincia a muovere i primi passi in Parlamento. Lo fa con una proposta di legge presentata come primo firmatario da Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, e sottoscritta anche da Francesco D’Uva, capogruppo del Movimento 5 Stelle a Montecitorio. Una proposta che punta a estendere in modo sensibile l’attuale regime forfettario per chi svolge un’attività d’impresa, artistica o professionale. A cominciare appunto dal superamento delle attuali soglie d’accesso di ricavi o compensi tra i 25mila e i 50mila euro a seconda del tipo di attività svolta per un innalzamento dell’asticella a 100mila euro per tutti. Ma anche facendo entrare le società di persone e di capitali. Il tutto rivedendo al rialzo anche il limite ora in vigore per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori e quello per l’acquisto di beni strumentali. Un’operazione che, secondo la stima contenuta nella proposta di legge, dovrebbe costare 3,5 miliardi di euro. Una cifra che per grandi linee corrisponderebbe all’ipotesi circolata nelle scorse settimane per i potenziali incassi dalla pace fiscale. Ma è chiaro che la partita delle coperture si giocherà poi nella discussione sulla prossima legge di Bilancio. Del resto, su questo tema sta lavorando il Mef, e in particolare il sottosegretario all’Economia della Lega Massimo Bitonci ( si veda Il Quotidiano del Fisco del 7 agosto ).
Intanto la proposta di legge inizia a porre sul tavolo un primo testo intorno a cui articolare una discussione. «L’obiettivo è riuscire ad arrivare alla flat tax per tutti - spiega Riccardo Molinari - In accordo con il Governo, insieme al Movimento 5 Stelle vorremmo dare un primo segnale forte in autunno. Questo progetto punta ad allargare a una platea ampia sia un prelievo basato su un’unica aliquota sia tutta una serie di semplificazioni fiscali». E «in autunno in commissione alla Camera partirà l’esame del testo», aggiunge Molinari. Un esame che poi potrebbe fornire un assist in vista appunto della legge di Bilancio.
Tra i principali vantaggi del regime forfettario, infatti, ci sono la mancata applicazione dell’Iva (e di conseguenza l’esonero dalla presentazione della dichiarazione Iva e altri adempimenti o versamenti Iva), l’esclusione dallo spesometro, il mancato assoggettamento agli studi di settore e in futuro agli Isa (indicatori sintetici di affidabilità fiscale). Ma non solo perché i forfettari non saranno obbligati all’emissione della fattura elettronica tra “privati” dal 2019. E non è poco, considerando che con l’ampliamento della soglia a 100mila euro di ricavi o compensi potrebbero entrare nel regime tra 500mila e 550mila contribuenti se si limita la visuale solo ai professionisti (stima del Quotidiano del Fisco del 2 luglio ripresa nella relazione illustrativa alla proposta di legge) ma con l’applicazione alle società il numero potrebbe essere ancora superiore.
C’è poi un’ulteriore agevolazione. Un’aliquota ultra-ridotta al 5% applicabile alle start up per il periodo di inizio attività e per i tre successivi. Ma anche alle partite Iva con meno di 35 anni di età o al di sopra dei 55 anni, in questi casi l’arco temporale coprirebbe addirittura i cinque d’imposta successivi. Un tentativo che guarda sia ai giovani che attraverso l’autoimprenditorialità puntano a entrare sul mercato del lavoro sia a chi, invece, punta a rientrarci, con la garanzia di un fisco light e di pochi adempimenti.