Controlli e liti

Giustizia tributaria, per il merito arriva il giudice professionale per concorso

In Cassazione, definizione agevolata per aggredire l’arretrato pendente

di Ivan Cimmarusti

La “Quinta magistratura” tributaria torna al centro delle valutazioni della riforma del contenzioso fiscale. I ministeri dell’Economia e della Giustizia avrebbero trovato l’intesa: si va verso un giudice della fase di merito «professionale» e assunto per concorso pubblico, mentre per la Cassazione si pensa a un taglio delle liti con una definizione agevolata delle 47.364 cause arretrate.

Disegno di legge entro il 15 aprile

Adesso toccherà alla nuova task force di otto esperti - nominata a fine febbraio scorso dai ministeri – scrivere materialmente un disegno di legge da portare in Consiglio dei ministri nelle prossime settimane e, poi, in Parlamento. I tempi sono stretti: entro il 15 aprile dovrà essere predisposta una bozza definitiva. Il Governo, infatti, si è impegnato con Bruxelles nel Piano nazionale di riperesa e resilienza definendo il contenzioso tributario un «settore cruciale per l’impatto che può avere sulla fiducia degli operatori economici».

In questo contesto di riforma il ruolo del giudice ha assunto una funzione strategica. Gli attuali 2.700 magistrati del fisco hanno tutti lo status “onorario” e provengono in parte dalle giurisdizioni professionali e in parte dal mondo delle professioni. L’intenzione è di mettere fine a questo status “onorario”, con un magistrato di ruolo e nominato per concorso, dedicato esclusivamente alla materia fiscale.

Altro indizio che fa spostare l’asticella della riforma verso una magistrato ad hoc per il contenzioso fiscale è l’idea avanzata nel Csm di appesantire ulteriormente il lavoro dei singoli giudici ordinari che oggi si dedicano anche al fisco. All’organo di autogoverno della magistratura, infatti, è stata presentata una proposta di modifica della circolare sugli incarichi, per imporre ai giudici che svolgono anche la funzione tributaria, di redigere, annualmente, una relazione sulla propria produttività. Un restyling che sarà discusso al Plenum di mercoledì e che sta sollevando diversi malumori.

I tempi per l’attuazione di questa riforma così radicale sono comunque tutti ancora da definire. Ci sarà per questo una fase transitoria in cui l’attuale assetto resterà immutato. Assetto che, al netto delle critiche, ha evidenziato delle proprie peculiarità: l’estrema velocità con cui sono definitivi i procedimenti dei primi due gradi. Si pensi che nel 2021, tra Ctp e Ctr, sono state decise 193.293 cause a fronte di 120.511 nuove iscrizioni. Un sistema, quindi, che ogni anno - come indicato nel report del Mef sul quarto trimestre del contenzioso tributario - va a erodere l’arretrato: un taglio del 21%, visto che si è passati da 345.549 pendenze del 31 dicembre 2020 a 272.677 del 31 dicembre 2021. A ciò si aggiunge un altro aspetto: la presenza di magistrati ordinari, tra le fila dei giudici onorari tributari, sta contribuendo – e potrebbe farlo anche e soprattutto nell’eventuale fase di passaggio alla “Quinta magistratura” – ad elevare in modo significativo il livello qualitativo dei giudicati di merito, oltre a essere una garanzia di terzietà.

L’arretrato ingombrante in Cassazione

Oltre al giudice professionista, l’altro tassello della riforma, come detto, ruota sul taglio delle vecchie liti pendenti in Cassazione. Tra le ipotesi allo studio ci sarebbe quella di aggredire con una definizione agevolata l’ingombrante arretrato, che se pure in buona parte smaltito dai giudici della sezione - 15.591 definizioni nel 2021, rispetto alle 9.141 del 2020 e alle 11.461 del 2019 – si mantiene su livelli allarmanti. Nel dossier della Commissione interministeriale presieduta da Giacinto della Cananea si stima che la chiusura delle liti di valore fino a 100mila euro potenzialmente andrebbe ad estingure il 64% del contenzioso totale.

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