Controlli e liti

Fisco, il Parlamento chiede un giudice speciale e a tempo pieno

di Antonio Iorio

La risoluzione votata dalla Commissione Finanze di Camera e Senato auspica, all’interno della riforma della giustizia tributaria, l’affidamento delle controversie a un giudice speciale tributario a tempo pieno e nominato previo concorso pubblico, valutando l’opportunità di una riserva di posti in favore delle attuali professionalità impegnate nelle commissioni tributarie L’iniziativa parlamentare è certamente da salutare con favore non fosse altro perché si ritorna a parlare della riforma della giustizia tributaria la quale, dalla lettura delle delega per la riforma fiscale, pareva fortemente ridimensionata. Infatti, la disposizione contenuta nel Ddl si limita a prevedere la codificazione delle disposizioni legislative “vigenti”.

Nella risoluzione si fa rifermento a un impiego a tempo pieno con conseguente superamento dell’attuale funzione onoraria della giurisdizione tributaria. In merito alla selezione l’intendimento sarebbe quello di un accesso tramite concorso pubblico con riserva di posti in favore degli attuali giudici.

La commissione interministeriale, su questo tema, non aveva individuato una soluzione univoca, concludendo con due opzioni .La prima teneva ferma la configurazione della magistratura tributaria come onoraria, introducendo il requisito della laurea magistrale per quanti non appartenessero alla magistratura “togata”. Si differenziava poi il primo grado dall’appello prevedendo per quest’ultimo dei giudici provenienti da altre giurisdizioni, a titolo esclusivo o prevalente. La seconda, invece, auspicava l’istituzione di un giudice speciale mediante pubblico concorso, riservato ai laureati e – entro certi limiti– ai giudici tributari in servizio. Appare evidente che la risoluzione votata dalle commissioni finanze condivide maggiormente questa seconda soluzione.

Va detto, per chiarezza, che dall’attuale esperienza delle commissioni possono portarsi numerosi esempi di brillanti giudici appartenenti sia alle categorie dei “togati”, sia dei “non togati”. In sostanza, non sembra potersi identificare la maggiore specializzazione e dedizione in base alla “provenienza” del giudice . Ciò che probabilmente si avverte invece è lo svolgimento della funzione a tempo pieno non potendosi più ipotizzare una sorta di volontariato nei ritagli di tempo disponibili rispetto all’attività principale. In tale contesto, ove vi sia la certezza (e l’obbligo giuridico) di dedicarsi a tempo pieno (con dedizione) alle controversie tributarie, le modalità di selezione del giudice verosimilmente non rappresentano più un elemento rilevante. Anche perché non bisogna dimenticare che eventuali superficialità di giudizio purtroppo possono rovinare imprese e, con esse, famiglie e persone.

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