Il M5S insiste sul carcere per i grandi evasori
Dall’inasprimento delle pene, alla revisione delle soglie di punibilità, dalla confisca allargata all’estensione del decreto 231. Prende forma il pacchetto penale che potrebbe essere inserito nel decreto legge da approvare la prossima settimana, anche se si dibatte sull’opportunità di inserire misure di diritto penale sostanziale all’interno di un decreto legge. Le misure sono state messe a punto dal ministero della Giustizia e ieri il ministro Alfonso Bonafede se ne è intestato la paternità a fronte di un assai più cauto Roberto Gualtieri: «La lotta all’evasione fiscale è una priorità di questo governo e c’è un progetto di legge, in alcuni articoli scritto personalmente da me, che stabilisce che per i grandi evasori è prevista anche la pena detentiva, quindi il carcere».
«Credo - ha proseguito il Guardasigilli - che in tutta Italia ci siano 250 persone in carcere per evasione fiscale. Sono solo loro i grandi evasori in Italia? Penso di no. C’è un accordo di governo e sono sicuro che il ministro Gualtieri sia molto determinato nella lotta all’evasione. E lo sta dimostrando con forme di prevenzione, che sono quelle che garantiscono la trasparenza nei pagamenti. Ritengo, quindi, che ci sia totale convergenza di azione e di visione di come dovrà essere fatta la lotta all’evasione. Ci sarà un inasprimento delle pene per i grandi evasori fiscali».
E proprio su quest’ultimo punto l’intervento potrebbe prevedere da una parte l’innalzamento dei massimi e anche dei minimi edittali previsti dal decreto legislativo n. 74 del 2000 e dall’altra un abbassamento delle soglie di rilevanza penale ancora di recente ritoccate, all’insù, dal Governo Renzi. Soglie più basse e sanzioni più alte, quindi.
In questo senso, del resto, andava un anno fa l’emendamento a firma dell’attuale presidente della commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo (M5S), al disegno di legge anticorruzione. Emendamento, se non promosso quanto meno caldeggiato dal ministero, analogamente a quanto avvenne con la prescrizione. A differenza di quest’ultima poi però il testo venne accantonato, ma il punto di riferimento è quello. Tanto per dare un’idea, per il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti», era prevista una reclusione da 4 a 8 anni, a fronte dei limiti attuali, da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.
Potrebbe poi essere estesa ai reati tributari la confisca allargata e cioè la misura patrimoniale destinata a colpire i patrimoni di chi non è in grado di giustificare il proprio tenore di vita, del tutto disallineato rispetto al reddito dichiarato. Questa particolare misura di sicurezza patrimoniale, svincolata da un rapporto di pertinenza tra beni e reato, è sinora prevista solo quando si procede per delitti assai gravi, anche se l’elenco si è via via allungato sino a comprendere, tra gli altri, i principali reati contro la pubblica amministrazione, dalla concussione alla corruzione, alcune forme di associazione per delinquere, il riciclaggio.
Direttamente rivolta a colpire le imprese che si sono avvantaggiate dalla commissione di reati fiscali è poi l’intenzione di procedere all’estensione del decreto 231 del 2001, sulla responsabilità amministrativa degli enti, con misure sanzionatorie, non solo pecuniarie e non solo dopo condanna, ma anche interdittive (come il commissariamento o il blocco dalla contrattazione con la pubblica amministrazione). Nelle mani del Governo del resto c’è, dalla settimana scorsa, dopo l’approvazione finale della legge di delegazione comunitaria, una delega per inserire le frodi Iva nella lista dei reati presupposto.