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Il nuovo fisco: basta benefici spot, il paradigma è il Family act

di Gabriele Sepio

Assegno unico e universale e prospettive di riforma dell’Irpef. Nel dibattito sugli scenari di modifica dell’imposta sulle persone fisiche emergono alcune costanti. Da un lato, recuperare la progressività e l’equità del prelievo, compromesse ormai dalle numerose, troppe, spese fiscali e imposte sostitutive che, a parità di reddito non assicurano più il medesimo trattamento. Dall’altro, razionalizzare il groviglio delle tax expenditures, in cui ormai sembriamo intrappolati da tempo senza una via d’uscita. Le spese fiscali complessive secondo l’ultimo rapporto della Camera ammontano a 68 miliardi di euro. Nel pieno del dibattito sulla riduzione della spesa si registra un incremento di 5,6 miliardi di euro rispetto al Rapporto 2020 e le singole voci sono passate da 444 del 2016, alle 602 di oggi. Con un aumento, dunque, di 158 fattispecie.

Insomma, al di là degli annunci, ora va pensato un nuovo sistema, tenuto conto che lo sviluppo futuro del Paese non può passare per un taglio algebrico della spesa fiscale, ma per una sua razionalizzazione. Occorrerà considerare che molte delle deduzioni e detrazioni oggi previste rispondono a una logica sociale e assistenziale a sostegno dei bisogni individuali (carichi di famiglia, mutuo prima casa e erogazioni liberali eccetera). Mentre altre forme di spesa sono finalizzate ad incentivare o indirizzare i consumi a beneficio di particolari settori o attività (bonus e crediti d’imposta).

Sul versante del welfare e della persona un primo segnale di omogeneità arriva proprio dal Family act e dall’assegno universale con una misura ponte. Un intervento che potrebbe, almeno sulla carta, indirizzare il dibattito verso una logica di semplificazione. Riguarderà inizialmente famiglie che non percepiscono assegni al nucleo familiare (Anf) con Isee non superiore a 50mila euro. L’importo sarà fisso con un massimo di 217,8 euro al mese per ciascun figlio per le famiglie con Isee fino a 7mila euro e almeno tre figli. Una novità che interesserà da subito lavoratori autonomi e disoccupati, categorie finora escluse da misure di sostegno ai carichi familiari. Da gennaio 2022 verrà estesa anche ai lavoratori dipendenti (ai quali spetterà nel frattempo un aumento dell’Anf). La misura è omnicomprensiva e mira ad assorbire il frammentario sistema del sostegno al reddito familiare, sostituendo gradualmente i benefici attuali. Tra gli istituti coinvolti nel riordino, ad esempio, le detrazioni Irpef per figli a carico, per 8,2 miliardi e gli assegni al nucleo familiare per i lavoratori dipendenti per 5,9 miliardi, più altre misure per un totale di circa 15 miliardi di euro.

Che non sia questa la strada per guidare una razionalizzazione del sistema?

La stratificazione di detrazioni e deduzioni avvenuta nel corso del tempo non risponde più alle esigenze di una società che cambia in fretta. La popolazione invecchia e la natalità decresce e aumentano le famiglie monoparentali. Alcune esigenze non sono rinviabili, come l’autonomia delle giovani coppie e l’incentivo al lavoro femminile (su cui già il Family act offre alcune risposte) senza contare l’assistenza agli anziani e il sostegno alla povertà che dopo la pandemia assume forme del tutto inedite. Dunque, potrebbe rivelarsi utile prendere le mosse da questo primo passo che razionalizza i carichi familiari per individuare un parametro su cui ricostruire le future forme di sostegno fiscale agli individui. L’Isee potrebbe essere un buon riferimento di partenza, ma in assenza di figli si potrebbero richiamare altri fattori, come l’età e la condizione certificata di salute, per costruire una modalità di sostegno in grado di superare i classici (e forse desueti) schemi delle detrazioni e deduzioni. Si potrebbe, insomma, provare a disegnare un meccanismo più efficace ed evoluto, in grado di misurare in modo adeguato i bisogni effettivi incentivando interventi volti a prevenire gli stessi, anche per evitare la presa in carico degli individui e l’ulteriore sollecitazione della spesa pubblica. Insomma un fisco che non solo impegna risorse ma che assume il ruolo di fattore generativo che adatta le sue dinamiche a quelle di una società che si evolve.