Il rebus dei pagamenti fa vacillare l’ecotassa
Manca meno di una settimana all’entrata in vigore dell’ecotassa auto e spunta un dettaglio che la rende potenzialmente inapplicabile: non si riescono a stabilire i termini entro cui il nuovo tributo va pagato. Un dettaglio importante, che si aggiunge alle altre questioni critiche per le quali gli operatori del settore chiedono chiarezza ai ministeri coinvolti nell’operazione ecotassa-ecobonus (si veda anche Il Sole 24 Ore del 20 febbraio).
Il problema della scadenza nasce dal fatto che la legge di Bilancio (n. 145/2018), istituendo l’ecotassa (articolo 1, commi 1042-1046), non ha specificato quando va pagata. Non era obbligatorio che lo facesse, ma allora la legge avrebbe dovuto contenere il rinvio a un decreto ministeriale attuativo, che invece è previsto solo per l’ecobonus e per gli incentivi fiscali sugli impianti di ricarica batterie (comma 1039).
Così, sembrerebbe mancare una norma che ora autorizzi il Governo a fissare le tempistiche di pagamento. Né appare possibile desumerle interpretando la legge: il testo fa riferimenti che hanno un significato temporale solo quando parla di atto di acquisto e immatricolazione. Ma non si può affermare che l’ecotassa vada pagata nel periodo compreso tra la firma del contratto e la targatura: l’entità dell’imposta viene definita solo al momento dell’immatricolazione, quando viene anche emessa la carta di circolazione, che riporta le emissioni di CO2.
L’unico provvedimento che attualmente può essere emanato riguardo all’ecotassa è la consueta risoluzione con cui l’agenzia delle Entrate stabilisce il corrispondente codice tributo. Dall’Agenzia non filtrano indicazioni su una possibile soluzione alternativa all’unica via d’uscita suggerita dell’ordinamento: un decreto legge o comunque una disposizione correttiva, contenuta in una legge già in corso di approvazione.
Quella della scadenza non è l’unica questione applicativa dell’ecotassa su cui si attendono chiarimenti. La più urgente è l’interpretazione della sequenza acquisto-immatricolazione prevista dalla legge. Gli operatori ritengono significhi che per far scattare il tributo occorra che entrambe le cose debbano avvenire dal primo marzo in poi, salvando gli acquisti conclusi prima, per i quali si riesce a targare il mezzo solo dopo tale data.
Emerge, poi, che l’unica modalità di pagamento ammessa dalla legge è anomala per il settore e rischia di creare malintesi tra venditori e clienti: il meccanismo del modello F24 richiede che il denaro esca dal conto del cliente, che al massimo può delegare un commercialista. Finora, invece, il pagamento di tutti i tributi legati all’acquisto di veicoli è stato gestito con una delega di fatto al venditore. Dunque, quest’ultimo dovrà spiegare al cliente che il prezzo complessivo è più alto del solito e comprende una parte – l’ecotassa – di cui dovrà occuparsi direttamente lo stesso acquirente (almeno fino a quando non si riuscirà eventualmente a individuare soluzioni alternative).
Maggiore chiarezza dovrebbe invece arrivare sul fronte dell’ecobonus: il testo del decreto attuativo è ormai alle ultime limature e dovrebbe essere pubblicato in tempo utile per il primo marzo.
Il termine di pagamento dell’ecotassa auto non è stato fissato dalla legge di Bilancio. Non è possibile colmare la lacuna con un semplice decreto ministeriale. L’unico provvedimento adottabile adesso è la risoluzione dell’agenzia delle Entrate con cui sarà fissato il codice tributo dell’ecotassa, ma in atti di questo tipo non possono contenere disposizioni su altri aspetti.Il pagamento, inoltre, potrà avvenire solo con modello F24. Ciò implica una notevole differenza rispetto agli altri tributi sull’acquisto dei veicoli