INTERVISTA/Maria Pia Nucera (Adc): «Sindacati dei commercialisti e dei contribuenti»
«Ci vuole un po’ di ottimismo per affrontare le difficoltà della professione. Occorre ampliare le conoscenze e diversificarle, e mettere in campo gli strumenti adeguati per aggregare gli studi: non grandissime realtà ma associazioni di sei-dieci partner». Maria Pia Nucera, 51 anni, da poche settimane al vertice dell’Adc, l’Associazione dottori commercialisti, arriva all’incarico dopo una lunga militanza nel sindacato.
Presidente, nei giorni scorsi tutti i sindacati dei commercialisti sono stati convocati al ministero dell’Economia sugli Isa. Siamo sulla buona strada?
Il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha mantenuto la promessa. All’incontro erano presenti anche Entrate, Sose e Sogei. Si sono detti disponibili a discutere a partire da casi concreti che presenteremo oscurando l’identità dei clienti. Occorre correggere i risultati paradossali e distorti dell’algoritmo. Per esempio, quando un dato non particolarmente significativo compromette la pagella fiscale del contribuente.
Avete avuto la riammissione in termini per le vostre deleghe di pagamento, slittate per lo sciopero?
Ancora no. L’Agenzia dice di aver formulato un quesito all’Economia. Non escludiamo di appellarci al presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché sia tutelato il diritto di sciopero.
I sindacati hanno, in queste settimane, guadagnato molta visibilità? Hanno riempito un vuoto?
La chiave è aver richiamato l’attenzione su questioni dirimenti per i colleghi e per i contribuenti. Lo Statuto viene continuamente violato, gli adempimenti crescono sempre più e si comprimono i diritti.
Il pacchetto della Finanziaria non ha segnato un cambio di passo. Basti pensare al divieto delle compensazioni orizzontali prima delle dichiarazioni o alla solidarietà sulle ritenute.
Vero, però con la denuncia tempestiva di queste due norme abbiamo obbligato il legislatore a ridiscutere le misure. Siamo fiduciosi che alla fine le cose cambieranno.
Tra i commercialisti si sente dire che la professione è in crisi perché l’Albo unico ha messo insieme due fugure non conciliabili. Sta diventando un problema?
Non credo che nella professione ci sia questa divisione. Ci sono invece pochi che utilizzano l’argomento in modo strumentale. Gran parte dei colleghi è preoccupata di come riorganizzare lo studio e trovare nuovi mercati e clienti.
Le specializzazioni sono una soluzione?
Sì. Tuttavia,dobbiamo puntare non sulle attività tradizionali, ma su nuove funzioni. Poi probabilmente dovremo discutere se le specializzazioni vadano legate solo alle Scuole di alta formazione e come certificare le competenze per chi esercita la professione da 25-30 anni.