Diritto

Investimenti puntati su carburanti alternativi e procedure interne

Bisogna evitare che l’urgenza della transizione determini fenomeni di delocalizzazione

di Carla Bellieni, Benedetto Santacroce e Giovanni Satta

Benché non esista una tassonomia condivisa delle opzioni di investimento “verde” disponibili per le compagnie di shipping è possibile individuare tre principali aree di intervento:
1. Technical solutions (hard investments)
: riguardano gli interventi relativi all’uso di carburanti alternativi quali Vlsfo, Ulsfo, Lng, biocarburanti, ammoniaca e idrogeno, e all’impiego di sistemi di propulsione “green” quali motori elettrici, batterie, motori ibridi e propulsione eolica o solare, nonché soluzioni di efficientamento energetico quali l’utilizzo di Exhaust Gas Cleaning Systems (o Scrubbers), l’Air Lubrication System, l’efficientamento del design dello scafo e dei bulbous-bow, l’impiego di eliche controrotanti, e l’adozione di Ballast Water Treatment Systems (Bwts).
2
. Operations procedures (soft investments): riguardano soluzioni organizzative e procedure interne che spesso non richiedono ingenti investimenti ma attraverso un ripensamento dei processi consentono di ridurre i consumi e mitigare le emissioni. Esempi ne sono gli interventi relativi alla Voyage Speed Optimization, al Weather Routing, all’ottimizzazione dei trim della nave e il ricorso al pilotaggio automatico.
3
. Market-based measures (Mbm): riguardano l’internalizzazione degli impatti ambientali, conseguita attraverso l’introduzione di meccanismi di prezzatura delle emissioni. Rientrano tra queste l’Energy Taxation Directive (Etd), la Carbon Tax e l’Emission Trading System (Ets).
Oltre che soluzioni tecniche per ottemperare a richieste di legge, nazionale e comunitaria, tali interventi possono (e dovrebbero) rappresentare un’occasione strategica per anticipare trend e opportunità di mercato, quali il reporting di sostenibilità, al fine anche di accedere a soluzioni di green finance e di finanziamenti agevolati legati a performance ambientali, nonché a contributi pubblici a fondo perduto o a tasso agevolato. Inoltre, l’elevata attenzione verso una efficace transizione ecologica può consentire alle compagnie importanti benefici in termini di ottimizzazione dei costi, brand reputation, posizionamento di mercato, accesso ai fondi Pnrr per gli investimenti in nuove navi e/o interventi sulle navi.
Tempi e contenuti di questa transizione vanno, tuttavia, stabiliti consentendo all’impresa armatoriale di investire in un quadro tecnologico, infrastrutturale e di approvvigionamento affidabile e realistico. Anche perché l’urgenza con cui è richiesto, dalla normativa o dal mercato, di anticipare il ripensamento strategico verso la sostenibilità si ripercuote sulla filiera e un processo non meditato sulla concreta portata delle scelte - tecnologiche, temporali, economico-finanziarie ed infrastrutturali - potrebbe determinare fenomeni di delocalizzazione (ad esempio del transhipment) o il “trasferimento modale inverso” (dal mare alla strada).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©