Adempimenti

L’agenzia delle Entrate non può chiedere dati doppi

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di Antonio Iorio

In occasione dei controlli formali delle dichiarazioni l’agenzia delle Entrate non potrà richiedere ai contribuenti documenti relativi a informazioni disponibili nell’anagrafe tributaria o dati trasmessi da terzi in ottemperanza a obblighi dichiarativi, certificativi o comunicativi. Così l’articolo 4-bis del Dl crescita. I controlli interessati sono quelli formali disciplinati dall’articolo 36-ter del Dpr 600/73 .

Se si considera che la legge 183/2011 aveva disposto, dal 2012, che le amministrazioni non potessero più richiedere ai cittadini la presentazione di documenti detenuti da altre amministrazioni, la nuova norma lascia davvero perplessi. Addirittura, otto anni fa si faceva riferimento ai documenti posseduti anche da altre amministrazioni; ora, invece, il divieto è circoscritto ai documenti della stessa amministrazione finanziaria. Da ciò dovrebbe desumersi che l’agenzia delle Entrate finora ha chiesto ai contribuenti documenti che già possedeva e che poteva consultare interrogando l’anagrafe tributaria.

In caso di inosservanza la richiesta è inefficace. Non si prevede alcuna sanzione in capo al dipendente il quale, anziché consultare l’anagrafe tributaria, richiede inutilmente documenti in suo possesso. Va da sé che, nel dubbio, l’amministrazione richiederà i documenti: al più, la richiesta sarà inefficace senza conseguenze.

La previsione è circoscritta ai controlli formali e quindi non dovrebbe estendersi alle altre tipologie ispettive. Si pensi alle verifiche a professionisti e imprese, durante le quali, soprattutto la Gdf, continua a chiedere l’esibizione delle dichiarazioni fiscali o dei bilanci: tutti documenti acquisibili in tempo reale presso l’anagrafe tributaria.

Peraltro si è già verificato che alcuni ispettori chiedano copia delle fatture elettroniche in formato cartaceo nonostante siano acquisibili autonomamente presso il sito delle Entrate. Se questi sono i primi esiti del nuovo rapporto fisco/contribuente e della rinnovata logica di compliance, non c’è da sperare molto, ma soprattutto sarebbe già un successo se l’amministrazione applicasse oggi le norme in vigore dal 2012.

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