Adempimenti

La beffa sugli Intrastat: cancellati e reintrodotti

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di Raffaele Rizzardi

Il decreto-legge 193 dello scorso anno ha introdotto, come noto, la trasmissione telematica obbligatoria dei dati di tutte le fatture, intendendo per tali anche quelle da dieci euro per il pranzo di lavoro e quelle registrate riepilogativamente in quanto inferiori a 300 euro.

In tal senso la recente circolare 1/E dell’Agenzia delle entrate ha suscitato le comprensibili reazioni negative delle aziende e dei professionisti, in quanto è palese la sproporzione tra l’enorme costo di rilevazione di queste operazioni bagatellari rispetto all’impercettibile recupero di evasione riferibile a questi documenti.

Per addolcire la pillola di questo adempimento, il provvedimento dello scorso anno indica pomposamente un elenco di altri obblighi soppressi. In realtà si tratta per lo più di un mero trasferimento della rilevazione da un elenco specifico a quello totalizzante. L’unica vera riduzione riguardava la soppressione dei modelli Intrastat relativi agli acquisti, sia di beni che di servizi.

Non ci si era però resi conto che, come dice il nome, i nostri modelli sono “Intra” (a livello Ue si parla di listing) e “stat”, cioè anche per la rilevazione dei dati statistici. Sopprimendo gli Intrastat da un lato veniva eliminato un adempimento non richiesto dalla direttiva in tema di imposta sul valore aggiunto, che prescrive solo gli elenchi delle vendite e delle prestazioni di servizi eseguite.

Dall’altro non ci si è ricordati di disciplinare la materia statistica, che nella maggior parte degli Stati viene trattata in modo distinto dai listing. Non per nulla i modelli Intra dei Paesi più significativi, Francia e Germania, constano soltanto di due colonne: partita Iva del cliente e importo.

In sede di conversione del decreto legge Milleproroghe, numero 244 dello scorso anno, è stata modificata la nostra disciplina Intrastat.

Da un lato dovremo continuare per tutto il 2017 a trasmettere gli attuali modelli per gli acquisti di beni e di servizi con una controparte dell'Unione europea, dall'altro ci viene promessa una semplificazione, a partire dal 1° gennaio 2018. Nella fretta della conversione in legge con il voto di fiducia, la norma ha soppresso tutti gli elenchi dei servizi, sia resi che ricevuti. Questi ultimi vanno eliminati, in quanto non previsti dalla norma europea, mentre l'elenco di quelli resi è prescritto dall'articolo 262, lettera c) della vigente direttiva.

Trattandosi di una norma con effetto dall'anno prossimo, c'è tutto il tempo per reintrodurre l'obbligo relativo ai servizi che i soggetti di imposta italiani prestano nei confronti dei loro colleghi europei.

Tornando alla semplificazione, la legge di conversione assegna alle autorità amministrative un termine di 90 giorni, per adottare una nuova disciplina delle comunicazioni statistiche, rispettosa dei regolamenti Eurostat, che devono essere declinati con la collaborazione del nostro Istituto centrale di statistica (Istat), in quanto le soglie di comunicazione delle operazioni intraunionali deve garantire una percentuale minima di significatività del risultato relativo a ciascun Paese.

Anche qui si prevede un contentino, che può andare indifferentemente da zero a cento, attribuendo a questo esercizio attuativo l’obiettivo di ridurre al minimo la numerosità dei soggetti obbligati all’invio degli elenchi riepilogativi, “diminuendo la platea dei soggetti interessati” (ma è una mera ripetizione del concetto enunciato come obiettivo, e non un metodo per raggiungerlo) e «comunque con obblighi inferiori rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente». Altra frase che non significa niente: basta togliere una delle troppe colonne che esistono solo nei nostri modelli, e la sostanza non cambierà di certo.

Del tutto inutili le regole finali, secondo cui occorre comunque rispettare la normativa dell’Unione europea, riducendo gli obblighi nazionali se avverrà altrettanto nelle norme sovraordinate.

La valutazione di quanto ora previsto la si potrà dare solo ad avvenuta emanazione delle norme di attuazione. Confidiamo che le semplificazioni siano veramente tali e che cancellino quanto non viene chiesto ai contribuenti degli altri Paesi.

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