Adempimenti

Lezioni dall’Europa per l’imposta sulle successioni

di Enrico De Mita

Sia pure per ragioni elettorali si è parlato ancora una volta dell’imposta di successione, che era stata già soppressa e poi reintrodotta. È una imposta delicata che indirettamente tocca la vita delle persone. La questione tributaria non può essere risolta solo con l’attenzione ai numeri e alla questione di politica economica involte: in ogni imposta il problema centrale è la sua giustificazione in termini di capacità contributiva, in termini di disposizioni appropriate di modo che l’imposta scelta diventa un istituto giuridico e funzionale. Purtroppo le risposte di Governo e Parlamento sono solo di convenienza elettorale.

La strada che invece a me sembra politicamente e costituzionalmente corretta è la presentazione di un progetto, dopo aver studiato quanto avviene in Europa e dopo aver consultato studiosi (economisti, giuristi, sociologi), attenti ai diversi profili di siffatta tassazione. L’imposta di successione è fiscalmente marginale (la sua soppressione è stata proposta fin dai tempi della riforma del 1971). C’è di mezzo il risparmio e la sua destinazione alla famiglia. Una volta era concepita come una imposta sul patrimonio con funzione perequatrice. Oggi non è più così: la ricchezza ereditata è un incremento patrimoniale analogo al reddito. Se essa fosse abolita col tempo rivivrebbe come reddito, sia pure nella forma della tassazione separata, e come aliquote pur sempre progressive.

Un arricchimento la cui gratuità è inversamente proporzionale al grado di parentela. Senza voler qui ridisegnare l’imposta credo che all’interno della parentela si debbano individuare chiare regole per escludere alcuni soggetti differenziando le aliquote per gli altri. Parenti stretti vanno esclusi dall’imposta. Bisogna preoccuparsi per la tassazione dei soggetti delle nuove “forme di famiglia”. E lavorare intorno all’idea formulata dalla Corte costituzionale tedesca secondo la quale non può essere trascurato ciò che serve al mantenimento della famiglia.

Il problema dell’elusione è un altro tema delicato. In Italia c’è già la presunzione, salva la prova contraria, della presenza di denaro e gioielli. Questa regola va rimeditata. In Francia tutte le donazioni fatte ad eredi e legatari nei dieci anni precedenti la data di morte sono ricomprese nell’asse ereditario e devono essere dichiarate ai fini dell’imposta. Tale riferimento ci consente di ricordare che l’imposta esiste in Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna. Negli Stati Uniti d’America, al governo che aveva proposto la soppressione dell’imposta di successione gli industriali hanno scritto una lettera per impedirla con l’argomentazione che i cittadini non hanno diritti di nascere ricchi. La mia conclusione è che la conservazione dell’imposta non è un problema di politica contingente ma un tributo che toccando la vita delle famiglie concorre all’immagine del nostro Paese.

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