Controlli e liti

Liti fiscali, prova testimoniale e conciliazione rafforzata

Pronta la proposta di riforma della commissione coordinata da della Cananea

di Ivan Cimmarusti

Il progetto di riforma del processo tributario è pronto per le valutazioni dei ministri Daniele Franco al Mef e Marta Cartabia alla Giustizia. C’è il rafforzamento della fase conciliativa affidata al giudice, la prova testimoniale e, nella fase di legittimità l’applicazione a tempo pieno dei magistrati del Massimario per snellire il carico monstre di 55mila fascicoli arretrati. Ma il tema divisivo riguarda il destino degli attuali giudici tributari, con due distinte proposte, in antitesi tra loro: da una parte si chiede l’istituzione di una “quinta” magistratura di ruolo con assunzioni per concorso, dall’altra di far salvi quelli che oggi svolgono la funzione, sia laici sia ordinari.

Sono tra le principali proposte che emergono dalla Commissione interministeriale Mef-Giustizia di riforma del contenzioso fiscale presieduta dal professor Giacinto della Cananea e dalla direttrice del Dipartimento finanze Fabrizia Lapecorella. Il 28 giugno scorso i 16 commissari – professori universitari, professionisti, magistrati e dirigenti della Pa – hanno concluso i lavori finalizzati a meglio regolare la struttura e il funzionamento del contenzioso, col duplice obiettivo di migliorare la qualità della risposta giudiziaria e ridurre i tempi del processo. Ma andiamo per gradi.

La componente dei docenti universitari della Commissione propone un riassetto complessivo della giurisdizione, anche con lo scopo di affinare i giudicati di primo e secondo grado, oggi in larga parte criticati dai professionisti. Si stima che per la formazione di una “quinta” magistratura siano necessari 5 anni. Nella fase transitoria sarebbero utilizzati gli attuali giudici ordinari già in servizio, integrati da ulteriori magistrati provenienti da altre giurisdizioni.

La componente togata, invece, propone di lasciare in carica tutti gli attuali giudici, sia laici sia ordinari, creando solo nel secondo grado, dunque nelle Commissioni tributarie regionali, una sezione ad hoc composta da giudici di ruolo e professori universitari di riconosciuta competenza tecnica, per cause di un valore superiore. L’intenzione è di migliorare la qualità delle sentenze dell’appello che, come ha già detto in più occasioni il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio, oggi risultano cassate nel 45% dei casi. Propongono, sempre i togati, che l’ingresso di nuovi giudici onorari avvenga sulla base di una valutazione dei titoli e non oltre i 50 anni di età. Inoltre, i nuovi accessi devono essere limitati esclusivamente al primo grado, dunque nelle Commissioni tributarie provinciali. Il passaggio alla fase di appello può avvenire solo dopo otto anni e con parere positivo.

Tra le altre proposte che emergono c’è l’istituzione della prova testimoniale. Stando a quanto emerge dovrebbe seguire le regole previste dall’articolo 257-bis del codice di procedura civile: testimonianza in forma scritta e su accordo delle parti. Il restyling riguarda anche il rafforzamento della fase conciliativa affidata al giudice. Si ipotizza di inasprire le spese processuali per la parte che rifiuta l’accordo. Nulla di fatto, invece, per la mediazione. L’iniziale intenzione di affidarla a un organismo terzo è venuta meno. La proposta è di lasciare questa fase precontenziosa all’agenzia delle Entrate.

La fase di legittimità prevede l’applicazione a tempo pieno dei giudici del Massimario. La Commissione, però, non nasconde la necessità di interventi incisivi della politica per tagliare l’arretrato che intasa la sezione fiscale della Cassazione.

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