Controlli e liti

Liti fiscali, rispunta l’ipotesi videoudienza con i professionisti

Allo studio del Mef la camera di consiglio dei giudici tributari da remoto. Damascelli (Uncat): «Compressi i diritti dei cittadini»

di Ivan Cimmarusti

La camera di consiglio del contenzioso tributario emergenziale potrebbe essere svolta da remoto. L’ipotesi è che i giudici decidano le cause direttamente dalle proprie dimore collegandosi al sistema informatico interno della Commissione tributaria di appartenenza. Si sta valutando anche la possibilità di attivare a stretto giro la videoudienza, consentendo ad avvocati e commercialisti la discussione orale delle cause. Un’apertura che potrebbe avere effetti positivi, considerato che i professionisti sono sul piede di guerra per l’imposta discussione documentale stabilita dal secondo comma dell’articolo 27 del Dl Ristori.

Sono questi gli aspetti allo studio del Dipartimento finanze del ministero dell’Economia, che sta mettendo a punto un decreto ministeriale con nuove regole che potrebbero arginare i ritardi del processo fiscale in questo ormai lungo periodo contraddistinto dal rischio di contagio da Covid-19. Non solo: si tratta di misure limitate nel tempo e dettate dallo stato di emergenza, precisano dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), che potrebbero mettere tutti d’accordo, dopo che i professionisti hanno alzato le barricate contro l’articolo 27 che ha sostanzialmente previsto un processo documentale coatto in mancanza di strumenti informatici per svolgere le videoudienze direttamente dall’interno delle commissioni. L’avvocato Antonio Damascelli, presidente dell’Unione camere avvocati tributaristi (Uncat) nel riconoscere il grave periodo emergenziale, rileva «come il prezzo di questo sacrificio sia posto tutto sulle spalle della difesa dei cittadini». Aggiunge che «la sostanziale rinuncia al principio di oralità, con la conseguente impossibilità per le parti e per i difensori di rappresentare a voce le situazioni specifiche e concrete, espone i diritti dei cittadini contribuenti ad una grave compressione anche tenuto conto dello stato in cui versa la professionalizzazione della giurisdizione».

Il nuovo decreto ministeriale dovrebbe partire proprio dalla lettura del tanto vituperato articolo 27, nella parte (il 3° comma) in cui i giudici sono «esonerati» dal presenziare nelle commissioni. La differenza fondamentale sta nel fatto che i giudici potranno collegarsi al sistema da casa utilizzando un semplice Pc, così da svolgere le camere di consiglio. Stessa cosa – ma si tratta di un aspetto in valutazione – potrebbe avvenire per la trattazione delle cause, con la possibilità ai professionisti di discutere oralmente i propri procedimenti. Restano gli interrogativi sulle capacità tecniche: non ci dovrebbero essere problemi per le camere di consiglio, considerato il collegamento di soli tre giudici. Ma per le udienze la questione sembrerebbe un po’ più complicata: non è detto che il sistema delle commissioni sia in grado di supportare un alto numero di connessioni, come quelle necessarie per le discussioni da remoto.

Aumentano i ritardi e diminuiscono le sentenze: il tempo stringe. Per questo il Cpgt s’è affrettato a svolgere una riunione preliminare proprio sull’atteso decreto ministeriale che sbloccherebbe il processo da remoto. L’idea è quella di bypassare lo step del Garante della Privacy: d’altronde le indicazioni dell’Autorità sul fronte della videoudienza sono state già acquisite. Tra l’altro si tratterebbe di una misura emergenziale, dunque limitata nel tempo. Per dettare una linea univoca del contenzioso, inoltre, il presidente del Cpgt Antonio Leone ha dato impulso a un maxi Plenum per il 6 novembre, cui parteciperanno tutti i presidenti delle Ct italiane. L’obiettivo è di seguire una via unica che consenta di andare incontro anche alle esigenze dei professionisti.

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