Professione

Misiani (Mef): «Un patto con i commercialisti per una riforma fiscale organica»

Il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, è intervenuto agli Stati generali dei commercialisti

di Ivan Cimmarusti

Il «patto per la riforma Irpef» proposto dal vice ministro dell’Economia Antonio Misiani è stato accolto con tiepido entusiasmo dai commercialisti e dagli esperti contabili. Anche perché probabilmente sono altri i temi fiscali più a cuore. Ma un primo passo – ritiene il presidente del Cndcec Massimo Miani – è sicuramente un’adeguata riforma dell’imposta, che si «concentri» sulla classe media, quella con redditi tra i 28mila e i 55mila euro.

La categoria chiede di essere ascoltata sui temi fiscali. Un’esigenza che è emersa durante l’evento annuale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, svoltosi a Roma al palazzo congressi della Nuvola, progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas.

Il grande assente è stato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Sostituito per l’occasione da Misiani, che ha affrontato l’attenta platea composta da professionisti giunti dagli Ordini di tutta Italia, su riforma dell’Irpef («ci occuperemo di aliquote, scaglioni e tax expenditure»), appunto, che deve guardare anche alle esigenze della classe media, e un «tagliando» principalmente dell’agenzia dell’Entrate («dopo 20 anni – ha detto – serve una riforma»).

Sono seguiti gli interventi di Irene Tinagli, presidente della Commissione economia del parlamento europeo, di Giorgia Meloni, dell’ex sottosegretario leghista Massimo Bitonci e della presidente della Commissione banche, la pentastellata Carla Ruocco.

Misiani ha voluto assicurare che «noi la riforma fiscale la decidiamo con voi». Una proposta che giunge direttamente «dal ministro Gualtieri – ha detto – per un patto con i commercialisti». Il vice ministro ha spiegato che si tratta di un «confronto fondamentale» con una categoria «sul campo ogni giorno ad assistere i contribuenti».

Le proposte non mancano: il presidente Miani ha spiegato che «la riforma dell’Irpef» si dovrebbe «concentrare anzitutto sui redditi tra 28.000 e 55.000 euro», la cosiddetta classe media, «per i quali l’aliquota marginale Irpef è del 38%». Miani ne è convinto: «L’attuale curva della progressività, per il ceto medio, è semplicemente espropriativa». Tuttavia ha voluto precisare che «il problema della curva della progressività Irpef non sono le aliquote, sono gli scaglioni. Aliquote del 38%, 41% e 43% non rappresentano di per se stesse uno scandalo. Lo scandalo è che comincino ad applicarsi da 28mila euro, 55mila e 75mila». C’è da dire che l’aiuto alla classe media è stato assicurato dallo stesso vice ministro, il quale ritiene che «il tema più importante sia il peso sul terzo scaglione da 28mila a 55mila euro». Spiega, infatti, che quello dell’Irpef sia un «tema da affrontare», assieme allo «sfoltimento e alla razionalizzazione delle agevolazioni fiscali» e al «coordinamento della riforma con il taglio del cuneo fiscale».

Altro aspetto d’interesse per Miani riguarda gli obblighi antiriciclaggio. Il presidente ha spiegato che i commercialisti «vigileranno, se necessario con interpellanze parlamentari, per verificare che i criteri di selezione per effettuare i controlli a campione su questa materia, relativamente alla platea dei soggetti che forniscono consulenza in materia contabile, fiscale ed economica, non si risolva in una estrazione di nominativi dagli albi dei commercialisti, tralasciando la giunga di società, associazioni e partite Iva individuali che presta i medesimi servizi». Miani ha puntualizzato che «le istituzioni sanno perfettamente che nell’Ordine dei commercialisti e attraverso l’Ordine, troveranno quella chiarezza e trasparenza di informazioni che consentirà loro di ottenere risposta a ciascuna domanda. Fuori dall’Ordine, c’è il disordine». Il riferimento è «alle decine di nuove associazioni» che «offrono consulenza in materiale fiscale ma che non sono iscritte all’Ordine ». Per le irregolarità di «questi soggetti - conclude - si interviene solo in fase repressiva. Per il resto ci si concentra su coloro che, come i commercialisti, sono agevolmente individuabili perché facilmente “tracciabili”».

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