Professione

Monitoraggio degli indizi di crisi

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di Simone Brancozzi

Il bilancio non può essere l’unico metro di valutazione oggettivo e utile per condurre l’azienda in un futuro esente da rischi di crisi, perché contiene dati riferiti al passato e non ha di fatto nessuna possibilità di far interpretare il futuro.

L’altro presidio richiesto dall’articolo 2086, comma 2, del codice civile è quello della continuità aziendale: in senso economico è un concetto anglosassone ed è definita «going concern» cioè l’essere sicuri di compiere delle azioni che garantiscano un futuro migliore all’azienda. Pertanto, quando si compiono azioni che non migliorano il futuro dell’azienda si sta perdendo la continuità aziendale.

Facciamo alcuni esempi in cui, pur in presenza di un solido equilibrio finanziario ed economico, rilevato dagli strumenti del controllo quantitativo, l’azienda presenta una perdita di continuità aziendale attraverso il riscontro di fondati indizi di crisi che un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, dovrebbe intercettare per lasciare indenni gli amministratori da ogni responsabilità:

clima aziendale ostile e non collaborativo;

liti fra soci o fra amministratori che impediscono all’azienda di operare correttamente;

feedback negativi relativi alla soddisfazione dei clienti;

scarsa innovazione;

scarsa attività di formazione; perdita di quote di mercato;

fatturato costituito in gran parte dalla vendita di prodotti e servizi in fase di decadimento.

Sono tutte situazioni che condurranno alla creazione di inefficienze le quali eroderanno il reddito operativo e la liquidità. Questo farà salire l’indebitamento che provocherà un aumento degli oneri finanziari che, in caso di mancato ripristino della redditività operativa, porteranno alla formazione di perdite di esercizio.

L’eventuale continuazione di formazione di perdite porterà l’azienda al deficit patrimoniale e di conseguenza all’insolvenza e al default. È evidente che un assetto organizzativo adeguato e rispondente alle disposizioni del secondo comma dell’articolo 2086 deve poter permettere di misurare la costante permanenza in azienda della continuità aziendale. In tutti gli studi compiuti nella storia della economia aziendale c’è un solo strumento, validato scientificamente e usato universalmente nella gestione e nel controllo delle aziende, e opponibile anche in tribunale, capace di misurare la continuità aziendale e di presidiare l’insorgenza di indizi di crisi: si tratta della balanced scorecard di Kaplan e Norton, strumento che non misura i numeri di bilancio ma le azioni che li determinano. Pertanto risulta evidente che, un’azienda i cui amministratori decidano, con apposita delibera del cda, adottata per la soluzione della problematica dell’adeguamento della società alle nuove disposizioni del 2086, secondo comma, di implementare nel sistema di controllo interno, una balanced scorecard, per la guida e il controllo dell’azienda, sicuramente riuscirà a monitorare la continuità aziendale e a intercettare prontamente gli indizi di crisi.

L’adozione della balanced scorecard, o di cruscotti di controllo ad essa ispirati appaiono la strategia più idonea a rispondere alle prescrizioni del 2086, secondo comma.

Tali strumenti diventano di fatto utili e indispensabili per proteggere gli amministratori, e di conseguenza anche i revisori, dalla responsabilità personale rispetto le obbligazioni sociali contratte dalla società.

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