Contabilità

Niente sconti fiscali sul taglia-partecipate

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di Gianni Trovati

Le chiusure delle società partecipate effettuate dalle pubbliche amministrazioni in attuazione della riforma Madia non possono essere accompagnate dagli sconti fiscali previsti quando la “razionalizzazione”, avviata dalla manovra per il 2014, era volontaria.

La chiusura arriva direttamente dall’agenzia delle Entrate e viene riferita dal viceministro dell’Economia Luigi Casero in risposta alla deputata Svp Renate Gebhard nel corso del question time di ieri in commissione Finanze alla Camera.

Il mancato rinnovo delle agevolazioni per accompagnare la razionalizzazione delle partecipate ha fatto discutere i tecnici in fase di costruzione della riforma. La questione nasce da una catena normativa, non semplice come spesso accade. L’antenato dei piani di razionalizzazione che il Testo unico Madia chiede di approvare alle pubbliche amministrazioni entro domani è rappresentato dalla manovra 2015, che aveva introdotto un obbligo analogo senza però fissare parametri “automatici” per individuare le partecipazioni da dismettere. Con l’obiettivo di favorire il processo, però, quella manovra aveva imbarcato anche gli sconti fiscali introdotti l’anno prima, che cancellavano imposte sui redditi e Irap, applicando in misura fissa registro e ipo-catastali, per gli scioglimenti di società, consorzi o aziende speciali già in corso oppure decisi nei due anni successivi.

Le speranze di replicare gli sconti si sono appese al fatto che la riforma Madia qualifica i nuovi piani di razionalizzazione come «aggiornamento» dei loro predecessori, cioè di quelli scritti in base alla manovra 2015. Ma l’amministrazione finanziaria ribadisce il «non possumus».

A motivare la risposta, spiega l’agenzia delle Entrate, c’è anche la «non perfetta corrispondenza» fra la platea dei primi piani di razionalizzazione, chiesti a enti territoriali, porti e università, e quella della riforma Madia, che si rivolge a tutte le Pa. L’applicazione degli sconti, nell’ottica del Fisco, sarebbe poi «incoerente» con le sanzioni previste per chi non scrive i nuovi piani. O il bastone, insomma, o la carota, e di conseguenza la nuova razionalizzazione è “senza sconti”.

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