Finanza

Nuova Sabatini, l’aumento dei tassi di interesse può ridefinire il perimetro

La manovra 2022 conferma le regole dell’incentivo ma l’andamento del costo del denaro potrebbe avere un impatto

di Stefano Vignoli

Tra le varie novità introdotte dall’articolo 1 della legge di Bilancio 2022, trovano spazio anche alcune modifiche in materia di agevolazione Sabatini, da numerosi anni ausilio importante alle piccole e medie imprese italiane che effettuano investimenti con capitale di debito.

In particolare è oggetto di rifinanziamento la misura agevolativa denominata nuova Sabatini (articolo 2, comma 8, del Dl 69/2013), rivolta alle Pmi che investono in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché per gli investimenti in hardware, in software e in tecnologie digitali e al contempo accendono un finanziamento (ovvero effettuano l’investimento in leasing) fino al 100% dei costi ammissibili.

La legge di Bilancio (articolo 1, comma 47, della legge 234/2021) integra l’autorizzazione di spesa inerente alla concessione dei contributi statali per la nuova Sabatini in misura pari a 240 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, 120 milioni per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 e 60 milioni per l’anno 2027.

Inoltre, il comma 48, reintroduce, attraverso la modifica all’articolo 2, comma 4, del Dl 69/2013, la regola per cui il contributo viene erogato «in più quote» determinate con decreto ministeriale. La possibilità di erogazione in un’unica soluzione permane in caso di finanziamento di importo non superiore a 200mila euro.

Le novità si riferiscono quindi al rifinanziamento dell’agevolazione e alle tempistiche di erogazione, mentre resta immutato l’attuale impianto normativo che consiste in un contributo «rapportato agli interessi calcolati sui finanziamenti» concessi da banche e intermediari finanziari autorizzati all’esercizio dell’attività di leasing e aderenti alla convenzione con il Mise.

In realtà, secondo quanto previsto dalla circolare Mise 14036 del 15 febbraio 2017, il contributo concesso dal ministero alla Pmi, a fronte del finanziamento, è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento quinquennale convenzionale con rate semestrali posticipate, al tasso del 2,75 % annuo per gli investimenti ordinari e del 3,575% annuo per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti.

Il contributo è pertanto concesso in misura convenzionale, non correlato all’effettivo tasso applicato e, come è possibile verificare dal file excel di simulazione del calcolo, su un ipotetico finanziamento di 100mila euro risulta pari a 7.717,37 euro per investimenti ordinari e 10.092,38 per investimenti 4.0 calcolato sulla base di un finanziamento a 5 anni, con rata semestrale e tasso convenzionale rispettivamente del 2,75% e 3,575 per cento.

Il funzionamento del meccanismo, accompagnato dalla forte riduzione degli interessi applicati dagli Istituti di credito ha, negli ultimi anni, avvicinato all’agevolazione anche imprese liquide che, pur non avendo necessità di finanziarsi, hanno acceso finanziamenti al principale scopo di accedere al contributo, in parte snaturando la finalità con la quale l’agevolazione accompagna da quasi 60 anni le Pmi italiane (la prima Sabatini fu introdotta con la legge 1329 del 28 novembre 1965), ovvero di ridurre gli oneri finanziari per chi ha necessità di finanziarsi per investire.

Con queste premesse, il previsto aumento del costo del denaro nel 2022, contribuirà probabilmente a riportare l’agevolazione alla finalità con cui è stata istituita.

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