Professione

Nuovi investimenti per quattro miliardi con il «bollo» del fisco

immagine non disponibile

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Quattro miliardi di investimenti, e 76mila nuovi posti di lavoro, con il bollino del Fisco. Suonano così i primi risultati dell’«interpello sui nuovi investimenti», in pratica il confronto preventivo fra le Entrate e le grandi imprese che vogliono creare nuove attività in Italia. Finora lo strumento, introdotto con la delega fiscale, ha prodotto dieci “accordi” con grandi aziende (6 straniere), ma altri esami sono in corso.

Il primo bilancio operativo delle «nuove forme di dialogo avanzato fra fisco e imprese», oggetto del primo seminario tecnico nella giornata di confronto organizzata ieri al Mef, è stato tracciato dalla direttrice dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi. «Le imprese hanno bisogno di certezze prima degli investimenti», ha spiegato, e tra i numeri chiave di questo «fisco per la crescita» vanno ricordati quelli della cooperative compliance, vale a dire la definizione concordata delle basi imponibili che sul modello degli esempi di Olanda e Stati Uniti permette di evitare sorprese alle imprese con ricavi sopra i 10 miliardi: il Fisco ha già chiuso cinque accordi (il primo con il gruppo Ferrero), e gli uffici sono al lavoro su altri cinque casi.

Terzo pilastro è quello dei Pir, nati per convogliare sulle imprese italiane medie (quotate all’Aim) il risparmio degli italiani sviluppando forme alternative al credito bancario. Padoan ne rivendica i «risultati straordinari e imprevisti», e alla base del suo entusiasmo ci sono i primi dati parziali che parlano di oltre 1,5 miliardi di euro raccolti in pochi mesi solo dai principali operatori finanziari. Le stime aggiornate parlano di una possibile raccolta da 10 miliardi entro l’anno: «Grazie ai Pir - calcola Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica di Padoan - le aziende interessate potrebbero avere un 10% in più di fatturato e utili, ma anche un 10% in più di occupati».

Promesse importanti arrivano anche dal patent box, cioè le agevolazioni fiscali per i beni immateriali, nonostante le difficoltà operative iniziali e la novità arrivata con la manovrina che ha escluso i marchi concentrando quindi l’applicazione su brevetti e software. Le Entrate, spiega sempre la Orlandi, hanno chiuso 15 accordi con grandi gruppi, e anche in questo caso altre pratiche sono in corso di lavorazione.

Ma la parola d’ordine della «compliance», che mette l’accento sugli accordi preventivi anziché sugli accertamenti ex post, risuona anche lontano dalle grandi aziende. La «compliance dei piccoli» punta prima di tutto sulle lettere, in larga parte telematiche attraverso il cassetto fiscale, che avvisano i singoli contribuenti sulle anomalie incontrate nelle dichiarazioni e nei versamenti al Fisco: l’anno scorso l’Agenzia ne ha spedite 533mila in tutto, e nel 72% dei casi chi ha ricevuto la lettera si è adeguato garantendo un gettito aggiuntivo di mezzo miliardo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©