Professione

Per le Casse pronto un decreto sull’autonomia

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di Federica Micardi

La previdenza dei professionisti si apre al welfare integrato e condiviso tra più Casse. Una strada che secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, va sostenuta e incentivata. In collegamento video con il “Forum in previdenza”, organizzato a Lazise dalla Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti, Baretta sostiene che «razionalizzare la capacità di offrire servizi e prestazioni con una logistica che metta insieme le diverse Casse aiuta ha offrire prestazioni di qualità e permette di ridurre costi di gestione, ma - aggiunge - per fare in modo che questo avvenga dobbiamo risolvere alcuni problemi che le Casse hanno di vincoli gestionali imposti da un equivoco che va chiarito. Le Casse sono a controllo pubblico perché hanno una responsabilità primaria, che è quella delle pensioni, ma contemporaneamente una vocazione privatistica: bisogna che gli diamo più margini nella capacità di gestione».

Baretta suggerisce anche la soluzione: «Nel periodo che va dallo scioglimento delle Camere alle elezioni il governo può dare corso ai decreti legislativi già in essere e tra questi ne abbiamo uno che ha l’obiettivo di chiarire i confini tra l’utilità pubblica e la natura privata delle Casse. Se c'è condivisione politica può essere il momento adatto per tirarlo fuori».

Promotori dell’iniziativa di welfare condiviso - ora allo studio - la Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti insieme a Cassa forense. Di questo progetto «inclusivo e non esclusivo» - perché in prospettiva aperto anche ad altri enti previdenziali - si è parlato ieri a Lazise.

Questa iniziativa segna un importante cambio di passo. La previdenza non guarderà più solo alla pensione, e segnali in questo senso si sono registrati anche in questi anni, ma deve ampliare il proprio raggio di intervento verso un’assistenza che, dato l’aumento della vita media, diventerà sempre più necessaria.

Secondo il presidente di Cassa dottori, Walter Anedda, «il futuro della previdenza si baserà molto anche sull’assistenza» e ricorda che quando nel 2000 la Cnpadc e Cassa forense fecero una polizza sanitaria per gli iscritti venne contestata dai tecnici dei ministeri perché era una cosa così non era mai stata fatta prima». Anedda oggi confida nella capacità dei ministeri di accompagnare questi mutamenti necessari «perché non si può pensare di affrontare i bisogni di domani utilizzando la previdenza di ieri».

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