Il CommentoControlli e liti

Per limitare le liti fiscali va agevolata l’autotutela

Il Ddl di riforma è l’occasione per rafforzare l’istituto

di Giuseppe Morina e Tonino Morina

Da più anni si parla di riforma della giustizia tributaria. Ora il Senato ha iniziato a discutere il disegno di legge 2636 presentato dal Governo (si veda, da ultimo, l’intervento «Liti tributarie, una riforma a danno dei contribuenti» di Giuseppe Melis).

La riforma del contenzioso tributario è uno dei capitoli inseriti nel Pnrr: l’efficienza della giustizia fiscale, infatti, è essenziale per attrarre investimenti, anche stranieri.

Da qui la scelta, compiuta nel disegno di legge, di prevedere giudici a tempo pieno, che nel periodo transitorio si affiancheranno a coloro che ora, anche non togati, esercitano la giurisdizione. I giudici devono avere «grande competenza, correttezza e professionalità», occorre definire lo status (compensi inclusi) dei giudici tributari e, soprattutto, fare in modo che abbiano un grado di specializzazione sempre maggiore. Tema, quest’ultimo, che è nelle parole del presidente dalla Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha affermato che «il rapporto tra Fisco, cittadini e soggetti economici richiede al giudice tributario competenze e professionalità sempre più accentuate» (si veda Il Sole 24 Ore del 20 febbraio 2016).

L’efficienza della giustizia si persegue anche con tempi ragionevoli per arrivare a sentenza. Il contenzioso tributario non prevedendo tempi certi, tra primo, secondo grado e Cassazione, può anche durare più di vent’anni. Può succedere, poi, che la Cassazione rinvii la causa alla commissione tributaria regionale o, eccezionalmente, alla provinciale; in questo caso, il processo deve essere riassunto ad opera della parte che vi ha interesse e la giostra del contenzioso riparte daccapo. E proprio per questo il tema dei tempi ragionevoli si impone con forza.

Infine, il legislatore dovrebbe porsi con grande scrupolo il problema di come fare a limitare il contenzioso. Che potrebbe essere, in parte, ridotto se gli uffici praticassero in modo sistematico l’autotutela, cioè lo strumento che, in materia tributaria, impiega il cittadino per farsi ascoltare dagli uffici quando ritiene di avere subìto un’ingiustizia.

Il punto è che gli uffici non hanno alcun obbligo di risposta alle istanze presentate dai cittadini e questo costituisce un problema dell’attuale complicato sistema fiscale. Molto spesso, di fronte alle richieste dei contribuenti, gli uffici restano in silenzio. Silenzio che, per i contribuenti, è peggio di una risposta negativa. E se l’ufficio non ha alcun obbligo di risposta in tempi certi l’autotutela serve a poco.

Però se è vero che il Fisco deve essere amico dei cittadini, si deve ripartire dall’autotutela, ma è necessario che il Fisco sia obbligato a rispondere alle istanze dei cittadini. E occorre trovare meccanismi perché i funzionari possano assumersi la responsabilità di annullare gli atti sbagliati, in tutto o in parte.