Imposte

Plastic tax, assist dalla contabilità per individuare il perimetro del prelievo

Nell’incontro promosso dalle Dogane sono emerse le criticità in vista dell’attuazione. Sarà necessario garantire la tracciabilità per separare le plastiche vergini da quelle monouso

immagine non disponibile

di Benedetto Santacroce ed Ettore Sbandi

Ancora dubbi applicativi e rilievi di pesanti criticità per l’attivazione della plastic tax, la nuova imposta sui manufatti in plastica monouso destinati al contenimento ed alla protezione di merci, che se confermata entrerà in vigore il 1° gennaio 2021. Le problematiche coinvolgono direttamente anche l’oggetto di tassazione essendo difficile la distinzione, dopo la lavorazione tra plastica vergine e riciclata. Uno spiraglio di semplificazione si riconosce nell’utilizzo delle scritture aziendali di per sé già utili alla tracciabilità degli elementi fiscalmente rilevanti.

Sul tema, infatti, si è tenuto il 18 settembre un open hearing dell’agenzia Dogane e Monopoli (Adm) che, per la prima volta, ha inteso raccogliere le impressioni degli stakeholders in vista dell’adozione della determinazione direttoriale che entro ottobre dovrà essere emanata per dare esecuzione alle disposizioni del tributo introdotto con la legge di Bilancio 2020.

Le incognite in materia, però, sono ancora molte, considerata anche la formulazione piuttosto infelice del dato normativo. Non è chiaro, ad esempio, chi sia il soggetto obbligato nelle operazioni di produzione in conto lavoro, specialmente se il committente non è un soggetto stabilito. E neppure è facilmente individuabile l’oggetto del tributo, sia nella sua identificazione di prodotto finito monouso, sia di prodotto semilavorato; non è affatto semplice, infatti, definire cosa in concreto sia un prodotto destinato ad un singolo impiego e, di più, cosa un semilavorato, soprattutto nei casi di materiali misti e compositi.

Non mancano poi temi connessi alla tracciabilità dell’imposta, ai sistemi informativi da implementare in azienda, alla liquidazione della tassa all’importazione, ai registri di produzione e di vendita, al funzionamento dei rimborsi; il tutto in un quadro che è già gravato dal contributo Conai, che pure si sovrappone alla plastic tax, e che, in futuro, potrà essere gravato dall’imposta sullo smaltimento della plastica che dovrebbe essere inserita nel quadro delle risorse proprie dell’Ue, anch’essa a caccia di fonti di approvvigionamento dopo la crisi Covid-19 e la sottrazione dei contributi di Uk dopo Brexit.

Delle molteplici richieste e sollecitazioni espresse dalle associazioni di categoria, l’agenzia Dogane e Monopoli ha per ora preso atto, essenzialmente senza fornire dettagli circa lo stato di avanzamento lavori. Un’unica dichiarazione di intenti, in realtà, è stata relativa alla volontà, più che condivisibile, di non gravare eccessivamente le imprese, cercando di valutare tutti gli elementi di contabilità interna già presenti in azienda e dai quali ricavare gli elementi utili per la gestione del tributo; inoltre, si è spinto sulla necessità di tenere sempre distinte, in termini di tracciabilità, le plastiche vergini da quelle monouso, sebbene queste, dopo l’impiego, siano in molti casi non più distinguibili.

È vero, al contempo, che il compito di Adm non è ora affatto semplice, ragione per cui sarebbe auspicabile che si procedesse ad un ulteriore step di condivisione, se non della bozza di direttoriale, almeno di un paper di posizionamento dell’Agenzia, così da poter discutere, nel prossimo round di confronto, una traccia di lavoro più dettagliata e concreta.

Ultima incertezza, poi, è sui tempi di emanazione del provvedimento attuativo dell’imposta, attesa entro il 31 ottobre ma che le parti auspicano di avere quanto prima per avere quanto più tempo possibile per l’implementazione dei sistemi IT, che rappresenta la vera sfida del prossimo trimestre.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©