Professione

«Platea ridotta sugli incentivi al lavoro giovanile»

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di Claudio Tucci

L’incentivo per rilanciare l’occupazione giovanile disegnato nella manovra all’esame del Parlamento rischia di interessare una platea troppo ristretta di persone. Andrebbe eliminato il requisito della mancata occupazione a tempo indeterminato presso il medesimo o altro datore, introducendo quello della non occupazione negli ultimi sei mesi. L’età, poi, va innalzata a 35 anni a regime e non solo per il 2018; ed è incomprensibile l’introduzione dell’agevolazione di un solo anno nei casi di conferma al termine del periodo di apprendistato (una nuova penalizzazione di questo istituto).

Per i commercialisti, riuniti ieri a Roma, le misure sull’occupazione elaborate dal governo «potevano essere più coraggiose – ha sottolineato Roberto Cunsolo, consigliere della categoria, con delega al Lavoro –. Anche lo sgravio al Sud è insufficiente: l’agevolazione al 100% è infatti prevista per le sole assunzioni a tempo indeterminato, e non anche per gli apprendisti». La proposta all’esecutivo (sono oltre 22mila i commercialisti del lavoro che seguono quasi un milione di imprese) è quella di puntare su una «misura strutturale di decontribuzione» per tutte le assunzioni di dipendenti che provengono da periodi di disoccupazione.

Tra le altre richieste, una misura premiale per le aziende in regola (anche su fisco e contributi); l’attuazione della delega prevista dal Jobs act degli autonomi per ampliare il campo d’azione del welfare delle casse di previdenza; e l’introduzione di premi detassati a seguito di regolamento aziendale depositato. Una misura, quest’ultima, «che viene incontro alle pmi non sindacalizzate», ha detto Cinzia Brunazzo della commissione Lavoro del consiglio nazionale dei commercialisti.

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