Plusvalenze immobiliari, la sostitutiva sale al 26% dal 2020
Il Governo evita in extremis l’aumento triplo delle imposte ipocatastali sulle compravendite immobiliari tra privati. Non scatterà, quindi, il passaggio da 50 a 150 euro che era stato enunciato nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) nel capitolo sulla riduzione delle agevolazioni fiscali. Un taglio che, secondo l’ultima bozza circolata del Ddl di Bilancio, colpisce invece la tassazione agevolata oggi al 20% sulle plusvalenze immobiliari in caso di rivendita entro i 5 anni dall’acquisto. In pratica, l’imposta sostitutiva applicata dal notaio (alternativa al prelievo secondo le aliquote progressive Irpef) salirà dal 1° gennaio 2020 al 26%, allineandosi così alla tassazione sulle rendite finanziarie. Sempre in tema di immobili, si materializza l’unificazione tra Imu e Tasi ma bisognerà attendere il testo trasmesso in Parlamento (venerdì o sabato) per definire se scatterà nel 2020 o nel 2021 (anno da cui debutterà per certo la local tax che accorpa piccoli tributi, imposta di pubblicità e canoni di occupazione). Mentre grazie all’accordo nella maggioranza non scatterà l’aumento di 2,5 punti percentuali per la cedolare secca sugli affitti a canone concordato.
Il taglio dei bonus fiscali, però, non si ferma alla capitolo casa. E, a sorpresa, va a colpire le royalties sulle trivelle: la bozza della manovra cancella per i produttori di idrocarburi l’esenzione sui primi 25 milioni di Smc di gas e 20mila tonnellate di olio prodotti in terraferma e i primi 80 milioni di Smc di gas e 50mila tonnellate di olio prodotti in mare. Salta anche la riduzione dell’aliquota che i concessionari pagano allo Stato per i prodotti della coltivazione di idrocarburi. Sul fronte ambientale saltano anche le agevolazioni per camion, autobus e pullman sul gasolio commerciale per l’autotrasporto per i mezzi fino a euro 3 (attualmente sono esclusi quelli fino a euro 2). Dal 2021 poi saranno interessati anche i mezzi euro 4, che non potranno più usufruire dell’accisa agevolata. Riviste anche le accise sui prodotti impiegati per produrre energia elettrica.
La rimodulazione delle tax expenditures passa anche dal taglio delle detrazioni per i contribuenti più facoltosi (o più onesti?) per il Fisco, ossia quelli che dichiarano redditi Irpef superiori ai 120mila euro. Un taglio che, rispetto alle ipotesi inizialmente circolate, riguarderà anche le spese sanitarie con l’unica eccezione di quelle sostenute per le patologie più gravi. Revisione delle detrazioni che passa anche dalla modalità di pagamento. Il Governo sceglie, infatti, di estendere il “metodo benzinai”, ossia la deduzione dei costi e la detrazione dell’Iva per professionisti e imprese vincolata ai pagamenti tracciabili operativa da luglio 2018, anche alle detrazioni al 19% che quindi dall’anno d’imposta 2020 (ossia dalle dichiarazioni che si presenteranno nel 2021) potranno essere sfruttate solo per chi pagherà con bonifico, carte di debito, di credito e prepagate, assegni bancari e circolari o altri sistemi di pagamento tracciabile. Un vincolo che, tuttavia, non riguarderà le spese sanitarie (si potranno, quindi, continuare a pagare anche con il cash) come deciso nella riunione di maggioranza che si è svolta ieri. Nel piano per disincentivare l’utilizzo del contante, spicca anche il cashback per i pagamenti digitali per i quali l’Esecutivo ha appostato un fondo di tre miliardi nel 2021. E che, secondo quanto anticipato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ieri a «Porta a porta», garantirà un rimborso «tra 100 e 200 euro» all’anno per consumatore con un incentivo «tanto più alto quanto più alta l’adesione» all’utilizzo della moneta elettronica. Sarà un decreto ministeriale da adottare entro il 30 aprile 2020 a stabilire le modalità operative e i settori a cui si applicheranno.
Nel primo vero tentativo di taglio delle tax expenditures finiscono anche le auto aziendali in fringe benefit per cui triplica la tassazione a carico del dipendente che ha in uso promiscuo il veicolo, con il paradosso di subire il prelievo in busta paga anche per la quota aziendale (si veda il servizio a pagina 23). Mentre sui buoni pasto l’esenzione si ferma a 4 euro per quelli cartacei e passa da 7 a 8 euro per quelli digitali.