Pmi, la governance primo fattore competitivo nelle Spa
L’uomo solo al comando di una Spa, senza consiglio di amministrazione o senza il vincolo di sentire l’assemblea dei soci prima di prendere decisioni strategiche, rischia di minare la vita dell’impresa, con tutte le ricadute sociali e le conseguenze per gli stakeholder. Una buona governance, strutturata su misura rispetto alla complessità e alla dimensione d’impresa, assicura la vita della società, grazie alla trasparenza e alla capacità di condividere scelte e decisioni non scontate di fronte a situazioni anche difficili. Il Position paper su Governance e amministratori di Pmi, elaborato da Nedcommunity (l’associazione degli amministratori indipendenti) e il Centro studi Aidc di Milano (Associazione italiana dei dottori commercialisti) è stato presentato ieri, durante un convegno al Centro svizzero di Milano. Il coordinamento del gruppo di lavoro è stato curato da Enrico Maria Bignami (Nedcommunity) e Alessandro Savorana (Aidc Milano, presidente del comitato scientifico del Centro studi).
«Una buona governance crea valore per gli azionisti e per tutti gli stakeholder, dipendenti, clienti fornitori territorio» e così via, hanno più volte sottolineato i coordinatori del lavoro.
Il fine del paper, frutto di un confronto durato un paio d’anni, non è dare linee guida. Piuttosto, l’obiettivo è diffondere la buona pratica di un consiglio di amministrazione che eserciti la direzione e il controllo dell’impresa.
L’organo amministrativo è il soggetto incaricato della gestione dell’impresa: ne cura gli aspetti strategici, direttivi, organizzativi e amministrativi e contaili. Il governo dell’impresa deve essere esercitato con diligenza, fornendo informazioni adeguate.
A questo proposito è stato sottolineato come il monitoraggio aziendale voluto dal decreto sulla crisi d’impresa, lungi dall’essere un’attività funzionale solo al discernimento di patologie, deve essere un esercizio fisiologico, per garantire la buona salute dell’azienda.
La preferenza di Aidc e Nedcommunity è per un modello plurale, perché competenze ed esperienze diverse costituiscono un arricchimento. Inoltre, l’amministratore esterno, indipendente – colui che ha la forza di dire no – è colui che può risolvere o bilanciare i conflitti di interesse e le tensioni che a volte esplodono nell’impresa familiare, soprattutto quando si affacciano figli o il consorte dell’imprenditore. Se si dovesse scegliere un amministratore unico la raccomandazione è di introdurre nello Statuto la previsione di ascoltare i soci, prima di prendere decisioni rilevanti.
Il convegno è stato arricchito di una discussione su casi concreti, con Biagio De Marinis (ad gruppo Gada Spa) e Alessandro De Santis (presidente del cda di Oti Srl), due imprese che da padronali hanno sperimentato i benefici di una governance articolata. I riflessi sul fronte finanziario sono stati illustrati da Tiziana Campanella, di Illimity bank, e Matteo Carlotti, co founder e ad della Spac Sprintitaly. L’esperienza di “desk” nei confronti delle Spa è stata portata da Alessandro Bielli, responsabile Unità di finanza d’impresa di Assolombarda.