Professionisti «informatori» del Fisco, compliance a rischio
Commercialisti ed esperti contabili rischiano di diventare «informatori» del fisco, a scapito del rapporto fiduciario con i clienti e di una riduzione della “compliance” del contribuente.
È polemica attorno all’obbligo di comunicazione delle «pianificazioni fiscali potenzialmente aggressive», un’arma per il contrasto a questa forma di elusione transnazionale che consente di sfruttare illecitamente sistemi fiscali di più Stati, ottenendo irregolari doppie deduzioni e doppie non tassazione. È quanto inserito in una proposta di direttiva Ue approvata dall’Ecofin lo scorso 13 marzo. Il Consiglio nazionale ha analizzato il documento, individuando molteplici risvolti negativi. Il rischio, infatti, non è solo quello di incrinare il rapporto di fiducia tra professionista e cliente, ma anche di incoraggiare la migrazione di questi ultimi verso consulenti fiscali presenti in paesi extra Ue - come la Svizzera - dove questa disciplina non è applicata. Per questo il Consiglio ha preso carta e penna e inviato una missiva al ministero dell’Economia e delle Finanze per sollevare tutte le criticità della direttiva.
Stando alla lettera, la comunicazione rischia di trasformare il professionista - dunque un privato cittadino - in un fittizio pubblico ufficiale, con l’obbligo di denuncia. Questo, se pur può apparire un valido strumento per prevenire forme di elusione, pone un tema: «non è comune nei paesi civili - si legge nella lettera - l’esistenza di regole che obblighino i privati a comportarsi come pubblici ufficiali, persino per crimini contro le persone che sono chiaramente più pericolosi dei “risparmi fiscali”». Non solo, il Consiglio nazionale ritiene che queste comunicazioni obbligatorie possano avere l’effetto opposto di quello desiderato: una sostanziale riduzione del livello di “compliance” di tutti gli altri contribuenti». Il risvolto di questa proposta di direttiva è che i «contribuenti cominceranno a considerare i professionisti come loro potenziali nemici, magari che agiscono nel proprio interesse esclusivo, o dell’Erario, invece che il loro». L’obbligo di comunicazione, dunque, potrebbe avere effetti qualora fosse approvata a livello internazionale. Tuttavia, sostiene il Consiglio, trattandosi di una direttiva Ue il rischio è che il contribuente si rivolga a consulenti fiscali di altri paesi limitrofi, che non devono sottostare a queste regole.