Adempimenti

Regime forfettario, riforma con tre aliquote

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di Marco Mobili e Marco Rogari

Flat tax per piccole imprese e professionisti a tre aliquote. E quota 100 dal 2019 per un’ampia platea di pensionandi. Sono le due priorità indicate dalla Lega per la prossima manovra, al termine del vertice di ieri dello stato maggiore del Carroccio, che si devono saldare con l’immediato avvio del reddito di cittadinanza su cui continua a puntare con forza il M5S, come ha sottolineato ieri Luigi Di Maio. Ma la buona riuscita di questa operazione dipende dalla collocazione dell’asticella del rapporto deficit-Pil su cui prosegue il confronto all’interno del Governo e tra l’esecutivo e Bruxelles.

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, continua a mostrare prudenza per rassicurare i mercati e alla luce del peggioramento del quadro macroeconomico rispetto al Def di aprile (Pil più basso con ricadute su deficit e debito). Nel Carroccio cresce la convinzione che il deficit nominale possa salire al 2,8-2,9% aprendo uno spazio di flessibilità di oltre 20 miliardi che consentirebbe di coprire gran parte della manovra (clausole Iva comprese) destinata ad avvicinarsi a quota 30 miliardi. Al ministero dell’Economia sembrano considerare invalicabile quota 1,7-1,8% rimanendo preferibilmente attorno all’1,5%. Ma la maggioranza non appare disposta a scendere sotto il 2%. Oggi potrebbe essere fatto un tentativo per trovare la quadratura del cerchio con un vertice di Governo al quale dovrebbe partecipare Tria.

Quella che appare già abbastanza solida è la rivisitazione del capitolo fiscale. Che,allo stato attuale prevede una Flat tax a tre aliquote per imprese(con possibile esclusione delle società di capitali)e professionisti con ricavi fino a 100mila euro e che il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci traduce nel 5% per le start up, 15% per chi ha ricavi fino a 65mila euro e 20% per quelli fino a 100mila euro di fatturato. A sostenere la misura dovrà contribuire la pace fiscale che spazia dal pre-accertamento agli accertamenti veri e propri con il rilancio del contraddittorio tra Fisco e contribuenti, comprese le liti fiscali pendenti e la riscossione con la definitiva rottamazione del magazzino della ex Equitalia. A completare il quadro anche una terza versione della voluntary disclosure sul contante e le cassette di sicurezza. Non solo. Nel vertice di ieri della Lega al Viminale il menù delle proposte fiscali per la manovra di Bilancio è stato arricchito con il rilancio della web tax sul money transfer.

Sul versante della previdenza la maggioranza spinge per fare diventare le pensioni una delle priorità della manovra. Nelle ultime ore l’ipotesi del ricorso a quota 100 (nella somma di età anagrafica e anzianità contributiva) modulabile in forma selettiva (agganciata alla questione-esuberi), che era sotto la lente dei tecnici del governo fino alla scorsa settimana, è passata in secondo piano rispetto all’opzione di un intervento in favore di una platea molto ampia, magari con un percorso graduale. Anche il vertice di ieri della Lega si è concluso con l’obiettivo di far scattare quota 100 nel 2019 a tappeto (costo 6-8 miliardi) o quanto meno per un bacino non ristretto introducendo alcuni paletti, come il vincolo dei 64 anni di età anagrafica o quello del ricalcolo contributivo. A confermarlo indirettamente è anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che ha partecipato al vertice: «È stata un’ottima giornata di lavoro, il superamento della Fornero resta un obiettivo prioritario della manovra». Un’esigenza condivisa anche da M5S, con cui continua il confronto sui ritocchi alla stretta alle pensioni d’oro, che in ogni caso non sarà parte integrante della manovra ma marcerà in Parlamento come Ddl “collegato”. La Lega punta anche a un intervento sugli assegni d’invalidità sopra 500 euro. Più complessa la partita sul taglio selettivo del cuneo per le imprese 4.0, che resta però appesa al nodo risorse della manovra.

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