Professione

Revisioni trasparenti sugli «aspetti chiave»

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di Nicola Cavalluzzo e Federica Micardi

La riforma dei bilanci a livello internazionale, nata con l’obiettivo di rendere più trasparenti e confrontabili i documenti sulla gestione, parte con il piede giusto. È quanto emerge da una ricerca Deloitte, curata dal partner Stefano Dell’Orto, che analizza il contenuto delle relazioni di revisione sui bilanci delle società quotate in Italia fatte secondo i nuovi principi contabili. «C’è stato un grandissimo lavoro per interpretare la norma e per dare al sistema una relazione in linea con i criteri internazionali – racconta Dell’Orto – e dai dati analizzati nella ricerca questo impegno emerge chiaramente».

Con il recepimento della direttiva 56/2014 e del regolamento Ue 537/2014 aumenta il valore informativo della relazione di revisione a tutto vantaggio degli stakeholders. Il legislatore e lo standard setter (Iaasb) europei, allo scopo di migliorare la trasparenza del “resoconto finale” degli auditor, ha infatti introdotto nuove regole recepite nel nostro ordinamento apportando modifiche al Dlgs 39/2010 tramite il Dlgs 135/2016.

Gli aspetti chiave

In particolare è stato introdotto l’obbligo di includere, nella relazione conclusiva del revisore, informazioni sui cosiddetti «aspetti chiave della revisione» (key audit matters, in breve Kam), il che ha anche comportato la revisione del principio Isa Italia 701. Il lavoro di Deloitte analizza il contenuto delle nuove relazioni di revisione sui bilanci delle società quotate in Italia. Lo studio ha esaminato le relazioni sul bilancio di 221 società di cui oltre il 35% presenta almeno due Kam, il 27% una Kam e il 24% tre Kam. Spostando poi l’analisi sulla correlazione tra numerosità delle Kam e le dimensioni dell’emittente, risulta che le Kam sono più numerose nelle società a elevata capitalizzazione. Il documento evidenzia che per l’identificazione delle Kam il revisore deve considerare sia le aree a rischio più elevate sia i giudizi che hanno comportato valutazioni significative da parte della direzione, nonché gli eventi rilevanti intervenuti nell’esercizio.

Le aree interessate

Tra le Kam analizzate nello studio e riscontrate nelle relazioni sono state approfondite le categorie: avviamento e beni immateriali; riconoscimento dei ricavi; crediti e prestiti; accantonamenti a fondi rischi; recuperabilità delle imposte anticipate. In particolare il 64% delle relazioni contiene almeno una Kam riconducibile alla categoria «goodwill and intangible asset», anche come conseguenza delle numerose transazioni realizzate negli ultimi anni. Con riferimento a tale Kam gli aspetti rilevanti sono la recuperabilità degli asset immateriali a vita utile indefinita e la valutazione dei marchi per il cui controllo si è fatto ampio ricorso (nell’83% dei casi esaminati) a esperti; mentre si è fatto ricorso ai test sull’efficacia effettiva dei controlli (oltre il 65% dei casi) sia per il riconoscimento dei ricavi sia per la classificazione e valutazione dei crediti verso la clientela.

Confronto con l’estero

Il documento infine, per valutare le risultanze emerse in un ambito più esteso, ha anche comparato il lavoro con uno studio fatto, sempre da Deloitte, su 50 società quotate in Svizzera (dove i nuovi standard sono operativi da più tempo) verificando una sostanziale omogeneità per quanto riguarda il numero delle Kam rilevate in ciascuna relazione dei revisori (in Italia il numero medio è 2,22 mentre in Svizzera 2,8).

«Siamo molto interessati a costituire un osservatorio su questo fenomeno – racconta Dell’Orto - e anche l’anno prossimo Deloitte farà un analogo raffronto, anche se l’introduzione di nuovi standard contabili modificherà necessariamente le “chiavi di lettura” e quindi lo studio non sarà totalmente comparabile».

Per un esteso confronto con l’estero, invece, bisognerà aspettare: «Sarà interessante farlo tra due anni – conclude Dell’Orto – quando i medesimi standard verranno introdotti negli Usa».

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