Senza split payment, il nemico ora è il ritardo della Pa
Con l’abolizione dello split payment per le partite Iva che lavorano con clienti pubblici rimasto in vita solo 13 mesi, per i professionisti il nuovo nemico è il pagamento ritardato. Se infatti l’arrivo della scissione dei pagamenti anche per le partite Iva verso clienti pubblici dal 1° luglio 2017 aveva introdotto il rischio di crisi di liquidità, perché i professionisti venivano all’improvviso privati di una forma seppur impropria di finanziamento, ora la beffa potrebbe essere quella di trovarsi persino ad anticipare allo Stato delle somme effettivamente mai incassate a titolo appunto di liquidazione Iva. Questo può accadere quando la fattura è indirizzata a una società controllata da enti pubblici locali e non se il pagamento materiale della fattura arriva ben oltre i 60 giorni di legge. E i professionisti sanno che l’ipotesi non è affatto remota: solo per fare un esempio l’azienda rifiuti di Roma, l’Ama, nel 2017 ha pagato le fatture con una media di 95 giorni di ritardo.
La beffa può essere evitata solo se il documento contabile è indirizzato ad una amministrazione pubblica (ad esempio Comune, Asl, Regione) per i quali è ammesso il versamento Iva differito per cassa e non per competenza. Ma, attenzione, solo se sulla fattura il professionista ha inserito la particolare dicitura di Iva differita.
Ma quanti sono i professionisti colpiti e ora in parte “sollevati” dallo split payment? Le categorie non sono mai riuscite a stimarlo perché non è facile distinguere la natura della clientela: uno stesso soggetto cioè può avere tra i propri clienti sia soggetti privati che pubblici e trattarli in modo indistinto. Sappiamo però ad esempio che sono oltre duemila (2.079, per l’esattezza) i singoli professionisti con partita Iva censiti e registrati alla Consip per dialogare e ottenere commesse anche dalla pubblica amministrazione. Ad esempio attraverso il Mepa (mercato elettronico della Pa). Quello del Mepa è un mercato fatto soprattutto di piccoli incarichi per le amministrazioni locali. E per ora, appunto, nel Mepa si trova solo una piccola avanguardia di professionisti (che possono offrire servizi in ambito legale, tributario e gestionale). Altri possono rispondere direttamente a bandi di gara lanciati dalle singole amministrazioni.
Molto più nutrita - ma sempre difficilmente censibile - la schiera di professionisti dell’area tecnica (ingegneri, architetti, geometri, geologi e periti) che ogni anno concorrono ai bandi di servizi di ingegneria dei lavori pubblici (59,3 miliardi in palio nel 2017 censiti dall’Anac). Soprattutto dopo l’introduzione della fattura elettronica, l’Ance in questo campo cita frequenti pressioni per differire l’emissione stessa della fattura. E non far incappare l’amministrazione nell’obbligo di versare gli interessi per il ritardo. Una beffa doppia per il professionista.