Spesometro, l’ultimo ostacolo dopo l’invio è trovare la ricevuta
Professionisti e contribuenti ancora in difficoltà nell’invio dello spesometro. Come dimostrano i numerosi quesiti inviati al forum del Sole 24 Ore l’adempimento è impegnativo, poiché presuppone l’invio di moltissimi dati e spesso il sistema si è dimostrato inadeguato.
Le anomalie che si riscontrano nella trasmissione dei dati delle fatture emesse e registrate sono frequentemente generate in presenza di clienti o fornitori residenti in Paesi extra Ue.
Si può fare riferimento alla risoluzione dell’agenzia delle Entrate 87 del 5 luglio 2017, sulle importazioni documentate da bollette doganali. Nella fattispecie nel registro Iva acquisti viene annotata la dicitura “bolla doganale” ma l’agenzia delle Entrate non tollera di lasciare in bianco l’ «identificativo Paese» e l’«identificativo fiscale». Quindi per effettuare la trasmissione relativamente alla sigla dello Stato extra Ue si indica la sigla «00» e nell’identificativo fiscale una sequenza di undici 9. Non ci sono problemi in quanto il sistema non effettua controlli del dato fornito. L’importante è inserire le anagrafiche in modo completo in contabilità dal 2018 in quanto il sistema informatico dell’Agenzia richiede la ditta o ragione sociale oppure nome e cognome.
Vi sono poi le operazioni effettuate nei confronti di un cliente privato estero (sia Ue che extra Ue) che abbia richiesto la emissione della fattura al momento della cessione; lo spesometro richiede di indicare nell’identificativo Paese la sigla dello stato di residenza (esempio CH per uno svizzero) e nell’identificativo-codice qualsiasi elemento identificativo. Per le fatture emesse nei confronti di un soggetto passivo Iva, il problema si pone solamente per i clienti extra Ue. I dati da riportare sono i medesimi richiesti per un cliente estero privato.
Altro problema molto frequente riguarda l’ipotesi in cui il file viene accettato con segnalazione riguardante la presenza di una partita Iva cessata. Si sono verificati casi in cui tale segnalazione appare infondata in quanto vi è la certezza che la partita Iva sia invece ancora attiva. In questo caso, tenuto conto che il file è stato accettato, non vi è nulla da fare né da preoccuparsi. Infatti, in tutti questi casi ancorché il file abbia segnalato una anomalia non deve essere rettificato.
Non rappresenta nemmeno un problema la segnalazione di partita Iva cessata qualora la fattura sia stata emessa prima della cessazione. Invece se la fattura è stata emessa o ricevuta da un soggetto privo di partita Iva, (anche se l’ha comunicata), occorre procedere alla correzione della operazione a partire dalla contabilità Iva.
Molti utenti segnalano poi di non riuscire a scaricare dal sito dell’Agenzia le ricevute che attestano l’avvenuta trasmissione del file. In particolare, collegandosi sul sito «Fatture e corrispettivi», accendendo alla sezione «Monitoraggio flussi» e inserendo l’Id di uno dei file inviati nella apposita sezione «Ricerca file dati fatture», non viene visualizzato alcun file ma solo l’indicazione «nessun file trovato».
Si tratta di un problema che sta comprensibilmente generando preoccupazione in quanto, come precisato nel provvedimento dell’Agenzia 58793 del 27 marzo 2017 , la
Il suggerimento è quello di eseguire una ricerca generica dei file, senza indicare uno specifico identificativo. In pratica, si lasciano tutti i campi in bianco e si seleziona il tasto “cerca”; nella sezione di destra dovrebbero apparire tutti i file inviati. Si tratta di un risultato ottenuto a seguito di alcuni tentativi. Accade questo: inserendo nel campo “identificativo file” l’Id di un file inviato e avviando la ricerca, il file non viene visualizzato; avviando, invece, una ricerca generica, il file viene visualizzato nell’elenco.
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Forum spesometro: le risposte ai primi quesiti dei lettori