Imposte

Su Chiesa e non profit la Tasi sarà come l'Imu

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di Eugenio Bruno

I beni che non pagavano l'Imu non pagheranno la Tasi. È il principio posto alla base dell'ampio numero di esenzioni dal tributo sui servizi indivisibili dei comuni contenute nel testo "bollinato" del decreto salva-Roma ter. Un provvedimento che è stato approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso e che è atteso sulla «Gazzetta Ufficiale».

Salvo colpi di scena dell'ultim'ora, il testo del Dl sembra ormai stabilizzato. Specie nell'articolo 1 dedicato interamente a Tasi e Tari. Ebbene, a differenza della bozza iniziale che esentava solo i 25 immobili citati espressamente nei Patti lateranensi (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 1° marzo), quella finale richiama espressamente anche i «fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto» con le relative pertinenze. In entrambi i casi, così come si applicavano l'Ici prima e l'Imu poi allo stesso modo non si applicherà la Tasi. Contemporaneamente viene previsto che gli edifici degli enti non commerciali (Chiesa, no profit, sindacati) scontino il tributo sui servizi indivisibili solo sulla parte del bene in cui viene svolta attività commerciale, come del resto già accade per l'imposta municipale.
Completano il quadro delle esenzioni mutuate dal recente passato, da un lato, quelle per i fabbricati rientranti nelle categorie catastali da E/1 a E/9 (fari, porti, aeroporti eccetera), destinati a usi culturali oppure appartenenti a Stati esteri o organizzazioni internazionali; dall'altro, quelle per gli «immobili posseduti dallo Stato, nonché gli immobili posseduti, nel proprio territorio, dalle regioni, dalle province, dai comuni, dalle comunità montane, dai consorzi fra detti enti, ove non soppressi, dagli enti del servizio sanitario nazionale, destinati esclusivamente ai compiti istituzionali». Casi a cui si somma un'eccezione nuova di zecca, quella per i terreni agricoli.
Il parallelo con l'Imu non finisce qui. Nell'applicare la flessibilità dell'aliquota fino a un massimo dello 0,8 per mille sulle aliquote Tasi i sindaci dovranno usare l'extragettito per introdurre «detrazioni d'imposta o tali da generare effetti sul carico di imposta Tasi equivalenti a quelli determinatisi con riferimento all'Imu relativamente alla stessa tipologia di immobili». Di fatto i primi cittadini potranno decidere se: caricare tutto sulla prima casa, portando il prelievo dal 2,5 al 3,3 per mille, tutto sulla seconda casa, elevando l'asticella dall'10,6 all'11,4 (inclusa l'Imu); oppure scaricare l'aumento pro quota sui diversi beni.
Sul rischio che un sistema del genere si riveli più gravoso dell'attuale per cittadini e imprese si è soffermata ieri un'elaborazione del Servizio politiche territoriali della Uil. Secondo lo studio, potrebbero essere costretti «a "passare alla cassa" per pagare» anche i «2,5 milioni di contribuenti "esenti Imu", che non avevano pagato l'imposta nel 2012». Senza contare – prosegue il documento – che «per oltre 10,5 milioni di contribuenti (il 50% del totale), residenti in uno degli oltre 5.600 Comuni che avevano l'aliquota Imu al 4%, la Tasi rischia di essere più pesante della stessa Imu».
Tornando al decreto il testo finale conferma quanto anticipato nei giorni scorsi. Ad esempio viene abrogata la web tax sull'acquisto di pubblicità online prevista dalla legge di stabilità 2014. Così come viene prolungata di un mese (dal 28 febbraio al 31 marzo) la scadenza per chiedere la "rottamazione" sia delle cartelle esattoriali sia delle ingiunzioni di pagamento utilizzate dai comuni che riscuotono in proprio e non hanno il ruolo. Con la stessa modifica slitta dal 15 marzo al 15 aprile 2014 il termine a partire dal quale potrà essere riattivata la riscossione.

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