Sul decreto privacy le correzioni della Camera
Maggiore chiarezza e minori oneri su cittadini e imprese, in particolare piccole e medie. Sono, in sintesi, le indicazioni che la commissione speciale della Camera ha dato al Governo con il parere votato ieri a maggioranza (Pd e Fi si sono astenuti) sul decreto privacy. Si tratta del provvedimento che deve dire, alla luce del regolamento europeo diventato operativo il 25 maggio, quale parti della vecchia normativa italiana in materia di protezione dei dati sono ancora compatibili con le nuove regole europee.
Sul testo inviato da Palazzo Chigi le valutazioni di Montecitorio sono articolate in diversi punti critiche. «L’auspicio - sottolinea Rossana Boldi (Lega), relatrice del parere - è che il Governo ne tenga conto e sfrutti gli spazi concessi dal regolamento europeo per rendere il decreto di facile applicazione e meno afflittivo, evitando che per interpretarlo sia necessario ricorrere al consulente, perché anche questo per l’azienda è un onere».
Anche il Garante della privacy può - secondo il parere - fare la sua parte di semplificazione in sede di predisposizione linee guida. All’Autorità si chiede, inoltre, di essere, nei primi otto mesi della nuova privacy, conciliante.
Sulle sanzioni penali - introdotte dal decreto - la Camera raccomanda di mantenerle solo in presenza di violazioni gravi, evitando la sovrapposizione con le sanzioni amministrative.