Imposte

Taglio Irpef: ecco l’effetto sui redditi dei contribuenti

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Lo sconto massimo in valore assoluto offerto dal nuovo impianto di aliquote e detrazioni arriva per i lavoratori dipendenti che dichiarano un reddito annuale lordo fra 40 e 50mila euro. A loro l’Irpef rivista dalla riforma in costruzione destinata a essere inserita nella legge di bilancio offre una riduzione media d’imposta da 691,6 euro, cioè 53,2 euro al mese per tredici mensilità. Nella fascia immediatamente superiore, quella fra 50 e 55mila euro di reddito annuo, la dieta dell’Irpef vale un po’ meno, 629,28 euro medi. Sui redditi più bassi, si oscilla fra i 117,5 euro riconosciuti ai redditi fra 25 e 30mila euro annui e i 420,16 per chi guadagna fra 35 e 40mila euro.

Fra i pensionati i numeri dello sconto che sarà portato dalla manovra sono un po’ più bassi, e arrivano al picco di 626,04, che si incontra in una fascia più alta rispetto a quella dei dipendenti, cioè fra 50 e 55mila euro lordi.

Ancora più in alto arriva il top fra le partite Iva, rappresentato dai 662,49 euro di riduzione media d’imposta offerta alle dichiarazioni comprese fra 55 e 60mila euro annui. Anche se ovviamente il quadro degli autonomi, nell’impatto sul singolo contribuente reale, deve tener conto degli effetti della Flat Tax, che influenza anche le medie dell’imposta per fascia di reddito.

Questi numeri, calcolati sulle dichiarazioni reali degli italiani censite dal dipartimento Finanze, traducono in euro gli effetti in termini percentuali della riforma presentati dal Mef al tavolo di confronto con i partiti della maggioranza e pubblicati sul Sole 24 Ore di ieri. Per singoli contribuenti, quindi, lo sconto potrebbe essere maggiore o minore, a seconda di come si collocano all’interno della singola fascia di reddito. In rapporto all’imposta pagata, come rappresentato dalle elaborazioni ministeriali, la generosità della riforma si manifesta con l’intensità massima sulle fasce medie di reddito comprese fra 35mila e 55mila euro.

Le cifre indicano con chiarezza gli aspetti su cui si è concentrato il lavoro tecnico e politico al ministero dell’Economia. L’obiettivo generale è quello di un taglio alla pressione fiscale sui redditi medi. E per raggiungerlo si sono dovuti affrontare i tornanti nell’imposizione media prodotti dal cumulo di bonus e trattamenti integrativi, cioè in pratica degli 80 euro di Renzi e dei 100 di Conte-Gualtieri, sul vecchio sistema delle detrazioni. Si spiega così, per esempio, il balzo dello sconto che fra i lavoratori dipendenti si incontra quando si passa dalla fascia 30-35mila euro, a cui vengono offerti 128,1 euro medi di riduzione d’imposta, a quella immediatamente successiva, con i 420,16 euro di taglio previsti fra 35 e 40mila euro.

La nuova architettura dell’Irpef darà una mano importante anche alla nostra contabilità pubblica. Perché i 16 miliardi spesi ogni anno per i bonus, e contabilizzati come spesa in virtù delle regole statistiche comunitarie, saranno inglobati nelle detrazioni e trasformati quindi in un alleggerimento delle tasse. In pratica, sia la spesa pubblica sia la pressione fiscale perderanno poco meno di un punto di Pil.

Per tradurre in norma le nuove super-detrazioni i lavori a Via XX Settembre sono in corso. E non sono semplici. Anche perché il tutto va incrociato con il nuovo assegno unico, che da marzo cambierà il volto delle buste paga. Al punto che non è escluso un debutto sempre a marzo per la nuova Irpef, che offrirebbe più tempo anche per adeguare i sistemi informatici. In questo caso, interverrebbe comunque un conguaglio, da effettuare nei mesi successivi, per assicurare l’effetto annuale delle nuove misure.

Nel 2022 il loro costo complessivo sarà un po’ inferiore rispetto a quello a regime. E questo aspetto ha scatenato subito una nuova caccia alle risorse per un altro freno agli effetti in bolletta dei rincari energetici. Ieri si è parlato di risorse aggiuntive fino a un miliardo, ma i calcoli sono in corso e potrebbero fermarsi sotto questa cifra.

Anche perché l’altro aspetto da chiudere per far trovare stabilità al nuovo meccanismo, pensato come primo modulo della riforma complessiva del fisco con l’attuazione della delega al via mercoledì prossimo in commissione Finanze alla Camera, è l’Irap. L’ipotesi di abrogazione dell’imposta regionale per professionisti e ditte individuali nasce per contenere i costi di questa mossa, che comunque peserebbe per circa 1,3 miliardi e quindi richiederebbe 300 milioni aggiuntivi. Da trovare in pochi giorni.

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