Tasse ridotte a pochi e a svantaggio di molti
I
numerosi dibattiti in tema di flat tax rischiano di essere un semplice esercizio accademico alla luce della mancata riforma in questa direzione del sistema tributario. La manovra 2019 ha semplicemente consentito di ampliare la platea dei soggetti potenzialmente interessati al cosiddetto regime forfettario per imprese e professionisti individuali. Questo provvedimento non ha in alcun modo le caratteristiche dei sistemi tributari basati sulla flat tax e incide in maniera significativa sulla forfettizzazione dell’imponibile per poter accedere al sistema premiale delle aliquote.
Uno degli spunti critici è fornito proprio dall’ininfluenza dei costi sostenuti che rischia di creare un profondo divario fra contribuenti che hanno una marginalità elevata, rispetto a coloro che svolgono attività maggiormente caratterizzate da un significativo livello di spese per la produzione del reddito. Questo elemento, unito al mancato accesso al sistema delle detrazioni rischia d’incidere anche sulla propensione all’evasione. Limitando ed eliminando il vantaggio della detrazione si rendono di fatto inutili la contabilizzazione e la conservazione della prova degli acquisti effettuati per beni e servizi che è alla base del contrasto d’interessi su cui si è tanto puntato, negli ultimi anni, per il recupero degli imponibili sottratti alla tassazione.
Un altro punto su cui riflettere sia in chiave di lotta all’evasione, sia in termini di sviluppo del settore, è la soglia di fatturato che fa scattare l’uscita dal regime agevolato, che potrebbe rappresentare un freno all’emersione degli imponibili superiori e, nella migliore delle ipotesi, alla crescita della produzione di questa fascia di contribuenti, già costretta ad operare in forma non associata.
La mancanza di un piano organico e sostenibile di riduzione generalizzata della pressione fiscale effettiva che possa riguardare tutte le imprese e i professionisti in regime ordinario può, nel tempo, creare un elemento di iniquità̀ del prelievo fiscale a scapito delle imprese più̀ strutturate, creando, peraltro, concorrenza sleale. Il divario di oneri fiscali e la mancanza dell’addebito dell’Iva potrebbe tradursi, in effetti, in una riduzione di costi che potrebbe essere traslata a favore della clientela, mettendo fuori mercato i contribuenti restati ai margini del regime agevolativo.
I limiti relativi al sostenimento di spese di lavoro dipendenti o collaborazioni possono creare effetti anche sull’occupazione e vedere preferite collaborazioni professionali ad altre forme più stabili e organiche di rapporto di lavoro.
Non è certo sull’equità che si è puntato per questo esordio sulla scena tributaria del governo del cambiamento. Considerando i principi costituzionali su cui è basato il prelievo tributario, qualcuno dovrebbe spiegarci perché la capacità contributiva dei contribuenti che avranno accesso al regime agevolato viene considerata in modo diverso rispetto a quella che, a parità di condizioni, si attribuisce coloro che resteranno esclusi da questo sistema di tassazione. Il vero paradosso sarà dover tagliare servizi pubblici a vantaggio di tutti per finanziare la riduzione di gettito garantita a pochi.