Imposte

Un riferimento certo per le imprese

di Aldo Polito

Tra i molteplici fattori in grado di condizionare l’attrattività di un Paese, la modernità del sistema fiscale ha assunto negli ultimi anni una posizione sempre più rilevante. Sotto questo profilo è indubitabile lo sforzo di rinnovamento del Fisco italiano nell’allinearsi alle migliori pratiche dei paesi più avanzati.

In questo contesto assumono rilievo centrale istituti, come l’adempimento collaborativo, che puntano su logiche di compliance, basate su un costante dialogo tra contribuenti ed amministrazione finanziaria. La centralità di una fiscalità avanzata e condivisa rappresenta la sfida intrapresa negli ultimi anni dall’agenzia delle Entrate. Molto è stato fatto e molto è ancora da fare. Il provvedimento rappresenta tuttavia un tassello fondamentale nella costruzione di un nuovo rapporto tra fisco e grandi contribuenti.

Abbiamo già avuto modo di sottolineare come il successo, o l’insuccesso di questa iniziativa, dipenderà in modo significativo dalla capacità degli attori coinvolti di interpretare il cambio di filosofia, dalla prassi operativa e dall’esperienza maturata sui tavoli di cooperative. Ciò nondimeno ritengo sia fondamentale partire con il piede giusto. Disegnare un sistema di regole che sia in grado di riflettere lo spirito dell’istituto, che costituisca terreno fertile per lo sviluppo di un nuovo sistema di interlocuzioni.

I programmi di cooperative compliance sono nati per scambiare trasparenza con maggiore certezza e come reazione al conflitto Fisco/contribuenti generatosi per l’intensificarsi, da un lato, delle operazioni aggressive e, dall’altro, per la conseguente reazione degli Stati che hanno alzato l’«asticella» dei controlli (vedi progetto Beps). Sono sistemi basati su accordi in cui le parti si impegnano a una reciproca buona condotta e trasparenza.

Ci siamo chiesti: come possiamo tradurre questo approccio tipicamente anglosassone in un sistema fiscale, come il nostro, fatto di precetti, diritti, obblighi e sanzioni? Ci vogliono strumenti duttili, di carattere amministrativo più che legislativo e un cambiamento culturale da entrambe le parti.

Lascio agli operatori specializzati il commento sui singoli istituti introdotti dal provvedimento, limitandomi in questa sede a sottolineare l’importanza di alcune prese di posizione che segnano un cambio di passo reale nel rapporto fisco - contribuenti.

Mi riferisco all’adozione di strumenti “snelli” di formalizzazione delle posizioni assunte nel corso della procedura, tra i quali la possibilità di sottoscrivere un «accordo di adempimento collaborativo» che, senza sovrapporsi all’istituto degli accordi preventivi, ma mutuandone la ratio, coprirà il trattamento fiscale di operazioni ritenute strategiche dall’impresa, alla previsione della «nota di chiusura della procedura», ispirata alla confirmation letter del programma «Cap» statunitense, alla figura del «funzionario di riferimento», che opererà come punto di contatto del contribuente presso l’agenzia delle Entrate.

Uno degli aspetti probabilmente rilevanti del provvedimento attiene al profilo del controllo. Il tema delle competenze per i controlli nei confronti dei contribuenti in cooperative sarà ispirato a un principio fondamentale, quello dell’interfaccia unica.

La presenza di una pluralità di interlocutori rappresenta una delle principali fonte di incertezza per gli operatori: il provvedimento radica nell’ufficio Cooperative compliance la competenza in via esclusiva per l’esercizio dei poteri istruttori finalizzati all’acquisizione di dati e notizie utili ai fini del controllo dei contribuenti ammessi.

Si tratta di una scelta organizzativa coerente con le indicazioni Ocse e con le best practice internazionali, ispirata a motivi di efficienza ed efficacia amministra tiva dell’attività di controllo.

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