Contabilità

Crisi d’Impresa, indici essenziali

di Vincenzo De Sensi

Un importante giurista dell’Università di Harvard, Charles Warren, in un suo scritto degli Anni 30, vedeva la crisi di impresa come materia dalle tinte fosche e scoraggianti. Oggi la storia dà torto a Warren. Al contrario delle sue pessimistiche osservazioni, la disciplina della crisi ha assunto un’importanza cruciale, manifestandosi invece con tratti dinamici sempre più attenti all’impresa. Nelle economie rette dal credito, dalle sollecitazioni consumistiche, dalle repentine manifestazioni di recessione e dalla difficoltà a superarle, è apparso chiaro che un’ efficiente disciplina della crisi assume un valore strategico per il sistema economico. Ormai siamo abbastanza abituati a termini quali consumer protection, fresh start, early intervention e così via: terminologia che sottende un unico principio, vale a dire assumere la crisi quale carattere intrinseco dell’economia supercapitalistica tale quindi da coinvolgere non solo l’imprenditore, ma ogni soggetto economico compresi i consumatori.

In questo ampio e difficile contesto la riforma Rordorf arriva al traguardo, seppure con un fotofinish ancora sospeso. Il decreto entrerà in vigore tra 18 mesi. Alcune norme però saranno operative trascorsi 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta. Tra queste quella che modifica l’articolo 2086 del Codice civile dedicato alla gestione dell’impresa. È da ritenere che si tratta di un’ opzione che vuole sottolineare l’attinenza della riforma all’impresa più che alla disciplina delle procedure concorsuali.

Questa sottolineatura consente di cogliere la riforma in una luce decisamente innovativa. Si sposta infatti l’angolo visuale. La crisi non è più vista dall’ottica dei creditori verso l’impresa, ma dall’ottica dell’impresa verso i creditori.

La governance quindi si arricchisce del concetto di adeguato assetto organizzativo che l’organo amministrativo ha il dovere di istituire per una duplice finalità: quella di cogliere in tempo i fattori di crisi e di perdita di continuità aziendale; e quella di attivarsi tempestivamente per adottare e attuare uno degli strumenti normativi previsti per il suo superamento. In questa nuova impostazione sarà possibile assistere quantomeno a due ricadute importanti.

La prima attiene a un uso più prudente e appropriato del cosiddetto concordato in bianco, mantenendo la Rordorf la possibilità che l’imprenditore chieda un termine per la predisposizione del piano di riassetto. È infatti evidente che tale richiesta non potrà essere al buio, ma dovrà essere coordinata con gli obblighi organizzativi e informativi degli amministratori affinchè il ricorso a questo rimedio sia consapevole e non meramente dilatorio. La seconda attiene ai doveri degli amministratori in quella fase grigia che precede l’insolvenza e che si potrà configurare anche molto prima che si registrino perdite sul capitale. La tempestività dell’intervento per prevenire la crisi infatti determinerà una maggiore sensibilità per i fattori di crisi e un affinamento delle prassi gestionali per farvi fronte.

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