Flat tax e mini-bot, Salvini rilancia Irritazione di Conte
Matteo Salvini non si limita a insistere sulla flat tax: «A Bruxelles si mettano l’anima in pace: diminuire le tasse a famiglie, imprese e lavoratori è l’unico modo per far ripartire il Paese». Il vicepremier della Lega rimette sul tavolo anche i mini-bot, nonostante l’aperta sconfessione da parte del sottosegretario Giancarlo Giorgetti. «La linea della Lega - scandisce Salvini - è nel contratto di Governo. Bisogna pagare i debiti della Pa. Su come farlo il dibattito è aperto».
Partono in salita i vertici sui conti pubblici che dovrebbero tenersi tra oggi e domani a Palazzo Chigi, prima del Consiglio dei ministri che dovrà dare il via libera all’assestamento di bilancio e sancire un’intesa politica sui conti 2020, da mettere nero su bianco in un dossier per rassicurare Bruxelles e scongiurare la procedura d’infrazione. Quarantotto ore decisive, alla cui vigilia sono sicuri solo due incontri previsti oggi in serata: il primo tra Conte e i suoi vice sulle autonomie, perché Salvini vuole il «sì» alle intese già domani, e il secondo, allargato anche al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, su Autostrade, che vaglierà le condizioni per l’ingresso di Atlantia in Alitalia e proverà a smussare l’ostilità dei Cinque Stelle.
Le agende sono mobili come gli equilibri nel Governo. Le sortite di Salvini irritano Conte, che sceglie di non commentare ufficialmente nessuna provocazione. Ma fonti di Palazzo Chigi domandano: perché rilanciare sulla flat tax e chiedere di anticipare la manovra 2020 in un momento così delicato e complesso? Salvini vuole il voto? Vuole la procedura d’infrazione? «È una strategia senza logica», si mormora nell’entourage del premier. «O è un bluff o si sottovalutano gli effetti della procedura. Di certo non aiuta il confronto con l’Europa».
La speranza è che un accordo sulle autonomie, che plachi le Regioni del Nord galvanizzate dall’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026 al tandem Milano-Cortina (si veda pag. 3), possa ammorbidire Salvini sugli altri fronti. Ma agli atti resta il caos, cui si aggiunge la guerra tra gli alleati sulle coperture per flat tax e salario minimo. Il vicepremier M5S Luigi Di Maio chiede al Carroccio di «non giocare a nascondino», il viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia replica: «Sulla tassa piatta abbiamo tutto chiaro, vediamo anche le altre carte. Quanto costa e chi paga il salario minimo? È una misura dannosa per le imprese e bocciata da tutto il mondo economico». Non aiuta la trattativa di Conte e Tria la mossa di Di Maio che apre a una «manovra anche in deficit se si creano posti di lavoro e si abbassa il cuneo fiscale». Proclami in libertà, finché i numeri non saranno disvelati.
Le tensioni fuori e dentro il M5S si riflettono sugli equilibri in Parlamento. Dopo l’addio della senatrice Paola Nugnes, in transito al Misto, le voci di nuovi addii per ora vengono smentite. Di Maio, scosso dagli attacchi «destabilizzanti» di Alessandro Di Battista, ha rassicurato sostenendo che si recupererà un eletto in Sicilia: sulla vicenda deciderà domani la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama. Ma la certezza che «i numeri della maggioranza sono ben saldi» non è così granitica. E la solita data del 20 luglio resta cerchiata in rosso sul calendario. Scavallata quella, il voto a settembre non sarà più possibile.