Controlli e liti

La Corte dei conti riapre il caso giustizia tributaria

di Giuseppe Latour

La Corte dei conti mette nel mirino la giustizia tributaria. E lancia, in una risoluzione inviata al premier Giuseppe Conte, l’idea di «concentrare in una stessa magistratura la salvaguardia degli interessi dell’Erario e del Fisco». Cancellando, di fatto, il sistema attuale, costruito attorno alle Commissioni tributarie provinciali e regionali.

La proposta si articola in questi termini e già abbozza un periodo transitorio: mantenere le attuali Commissioni tributarie provinciali e regionali, con gli attuali giudici tributari, in un ruolo a esaurimento e reintegrarli via via con magistrati della Corte dei conti destinati allo speciale ruolo tributario. Stando a un testo che circola in queste ore, a regime la giurisdizione in materia tributaria sarebbe attribuita «in via esclusiva» alla Corte dei conti, sopprimendo la sezione tributaria della Cassazione e trasformandola in una sezione ordinaria.

Il dibattito sul tema non è per niente nuovo. E ruota attorno ad alcune questioni, sollevate da più parti, che il documento dei giudici contabili ricorda: deficit di terzietà e di imparzialità del sistema attuale, natura onoraria dei componenti delle Commissioni, remunerazioni, la non sempre elevata qualità delle sentenze. Sottolineando anche che l’Autorità anticorruzione nel 2018 ha sollecitato una revisione radicale del sistema di composizione mista, tra giudici togati e altre categorie professionali.

Anche se il tema esiste, la soluzione proposta della Corte dei conti ha generato un vero fuoco di sbarramento. L’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi (Uncat) la considera inaccettabile. «La specialità e l’esclusività della giurisdizione tributaria costituiscono un patrimonio del nostro ordinamento giuridico che deve essere difeso, in quanto assicura che l’esercizio della giurisdizione non sia condizionato da esigenze superiori», si legge in una nota.

Discorso condiviso anche da Daniela Gobbi, presidente dell’Associazione magistrati tributari (Amt): «Abbiamo perplessità sulla costituzionalità di questa ipotesi di riforma». Una delibera della giunta esecutiva dell’Amt spiega, infatti, che i componenti delle Commissioni tributarie «rappresentano un patrimonio di conoscenza ed esperienza da non disperdere». E che bisogna partire dal «mantenimento dell’attuale giurisdizione speciale, quale quinta giurisdizione, esercitata da una magistratura professionale selezionata mediante pubblico concorso».

Toni ancora più duri dal Consiglio nazionale dei commercialisti, attraverso il suo consigliere Gilberto Gelosa: «Siamo molto preoccupati, perché temiamo che questa iniziativa possa preludere a un intervento affrettato in legge di Bilancio». La scelta dei giudici della Corte dei conti «non sarebbe felice», perché «è come se ad arbitrare una partita ci fosse il giocatore di una delle due squadre». La tutela degli interessi dell’erario, cioè, fa a pugni con la necessaria equità di un magistrato.

E anche per Angelo Gargani, Garante del contribuente del Lazio, il contrasto con la Costituzione è evidente: «Nella passata legislatura si propose, sempre con legge ordinaria, la stessa attribuzione alla giustizia ordinaria, ma per fortuna ci fu poi un ripensamento. Ci manca solo che si faccia avanti la giurisdizione amministrativa», dice.

Per rispondere all’affondo della Corte dei conti, il prossimo 7 novembre sarà aperto un tavolo di confronto tra Amt, Associazione italiana dei professori di diritto tributario, Associazione nazionale tributaristi italiani (Anti), Uncat, Osservatorio tributario, Italia decide, Ordine dei commercialisti di Roma.

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