Controlli e liti

Bruxelles rinvia ancora la direttiva anti-evasione

di Alessandro Galimberti

Stop imprevisto per la direttiva sul Country by country reporting (Cbcr) al vaglio, ieri, del Consiglio competitività di Bruxelles. La proposta di modifica della direttiva 2013/34/Ue - formulata il 13 novembre scorso dalla Presidenza Ue - non ha raggiunto il «consenso necessario» costringendo i promotori a «continuare a lavorare» sul dossier «riflettendo sul modo migliore per portarlo avanti».

Nella dichiarazione rilasciata a fine Consiglio dal vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen, si percepisce la sorpresa e anche il disorientamento: «Ci rammarichiamo che il Consiglio non abbia potuto raggiungere un compromesso sul Country by Country reporting delle multinazionali» ha detto Katainen, perché il dossier «è molto importante per il funzionamento del mercato interno ed è una questione di equità che le multinazionali paghino le tasse e informino gli altri componenti della società di quanto pagano. Spero si possa andare avanti entro fine anno», ha concluso il vicepresidente della Commissione.

Due le questioni aperte e sulle quali è maturata la frattura. entrambe sull’articolo 48 della direttiva da emendare e in sostanza riguardano il differimento della discolsure dei dati nei casi in cui finirebbe per avvantaggiare indebitamente competitor non tenuti alla medesima trasparenza. La soglia sopra cui le nuove norme del Cbcr si applicheranno è infatti abbastanza alta (750 milioni di euro di fatturato) ma - ed è qui un tema “diplomaticamente” sensibile - le regole di trasparenza riguarderanno le imprese europee e anche le multinazionali che in Europa hanno solo filiali e branche operative. Il testo di compromesso dell’emendamento, tra l’altro, era abbastanza fair («le imprese dovrebbero avere la possibilità di differire la divulgazione di determinate informazioni per un numero limitato di anni, a condizione che rivelino chiaramente il differimento e forniscano una spiegazione motivata nel rapporto documentando le basi per il ragionamento») e aumentava tra l’altro da 4 a sei anni il tempo di secretazione pubblica dei dati sensibili.

Il percorso di aggiornamento della direttiva 2013/34/Ue era iniziato nel gennaio di tre anni fa quando la Commissione europea aveva presentato la proposta al Consiglio e Parlamento europeo. Lo scopo è di avere un sistema fiscale più equo ed efficiente che permetta tra l’altro il controllo pubblico dei pagamenti delle imposte per« rafforzare la fiducia del pubblico e rafforzare la responsabilità sociale delle imprese». Nell’idea originaria del Cbcr le imprese multinazionali devono divulgare pubblicamente in un rapporto specifico l’imposta sul reddito che pagano insieme ad altre informazioni pertinenti. L’emendamento alla direttiva non modifica invece le norme già in vigore in materia di informativa non finanziaria e Cbcr settoriale sia per il settore bancario che per le industrie estrattive e di disboscamento. ma introduce una clausola di esenzione per evitare doppie segnalazioni per il settore bancario che è già soggetto a rigide norme di segnalazione pubblica nella legislazione bancaria dell’Ue.

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