Tax expenditures e rimborsi Iva: due priorità per semplificare il fisco
Quella italiana è una tassazione complessa e poco organica in fondo alla classifica della Banca Mondiale
In un Paese come il nostro, in cui la crescita economica stenta a ripartire ormai da anni e il quadro macroeconomico generale continua a risentire del rallentamento globale ed europeo, il tema della semplificazione del sistema tributario rappresenta una priorità non più rinviabile. Non possiamo permetterci di scoraggiare gli investimenti produttivi con la zavorra di un sistema tributario complesso e poco organico che, nella classifica 2019 della Banca Mondiale sulle nazioni in cui è più facile fare impresa, è relegato al posto 128 su 190.
Una revisione complessiva
È giunto il tempo di un’ampia riforma fiscale, pensata anche sotto il profilo degli adempimenti, che venga incontro alle esigenze dei cittadini, delle imprese e dei professionisti che chiedono a gran voce da anni un sistema fiscale più accessibile e comprensibile, al passo con le nuove tecnologie e con i sistemi più avanzati di commercio internazionale. Va sottolineata l’importanza di un intervento di revisione complessiva che guardi al futuro e non ripercorra la strada degli interventi limitati a singoli aspetti che farebbero proseguire il processo di stratificazione durato sin troppo.
Interventi sui meccanismo di funzione delle imposte
Il nuovo disegno dovrebbe mettere al centro il contribuente e il suo diritto ad un sistema stabile e chiaro che dia certezze a chi produce, consuma, investe o risparmia. Una tentazione che va evitata è quella di “camuffare” la semplificazione con un intervento sulle aliquote: non basta accorpare due o tre scaglioni dell’Irpef o rimodulare le diverse aliquote dell’Iva (che peraltro sarebbe un provvedimento auspicabile) per ottenere quel significativo cambio di passo che tutti si attendono. Per raggiungere l’obiettivo è necessario lavorare sui meccanismi di funzionamento delle varie imposte.
Irpef: necessario un limitato numero di detrazioni
Partendo dall’Irpef, è da anni che non si riesce a sfoltire e razionalizzare la giungla delle tax expenditures, spesso frutto dell’azione delle varie lobby. Considerando che in questo ginepraio c’è di tutto, che spesso si ottengono effetti distributivi perversi e distorsivi dell’efficienza e che il paventato “contrasto d’interessi” funziona poco, si dovrebbe creare un sistema basato su un limitato numero di detrazioni, concentrato su pochi elementi strutturali con tetti legati ai livelli di reddito.
Iva: rivedere il meccanismo di rimborso e compensazione
Passando all’Iva esiste una reale urgenza di intervenire per ridurre la mole di adempimenti e oneri connessi al funzionamento del tributo. Oggi il dubbio legittimo è se l’elevata quantità di dati e di comunicazioni richiesti al contribuente siano realmente utili ai controlli da effettuare. Anche l’introduzione di provvedimenti efficaci per il recupero del gettito, quali lo split payment, non dovrebbero però gravare sulla liquidità delle imprese e andrebbe rivisto il meccanismo di rimborso e compensazione che consentano di accelerare e semplificare il recupero del credito Iva. Non dimentichiamo che in Italia un’impresa impiega mediamente 42 ore per richiedere il rimborso Iva; sei volte più tempo rispetto alla media europea di 7 ore. E per ottenere il pagamento di quanto dovuto dallo Stato italiano le imprese devono aspettare più di un anno, mentre in Europa bastano quattro mesi.
Ires: individuare misure che incentivino la produttività
Sull’Ires, infine, va rammentato che l’eccessiva complessità del sistema costituisce un freno alla crescita e andrebbe costruito un sistema di tassazione in linea con le moderne esigenze delle aziende, in cui i tax rate effettivi non siano significativamente superiori a quelli nominali. Inoltre, le differenze fra risultati civilistici e redditi imponibili dovrebbero essere decisamente limitate e rivolte, più che ad aumentare il gettito con anacronistiche restrizioni sui costi, ad individuare misure selettive che incentivino l’aumento della produttività e l’innovazione.
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di Eugenio della Valle