Imposte

Tutor per le grandi imprese, soglia di accesso ridotta in due tempi

Cooperative compliance con limite portato prima a 750 e poi a 100 milioni. Le Pmi potranno sfruttare il tax control framework in chiave anti-sanzioni

di Giovanni Parente

Riduzione della soglia di accesso in due tempi per la cooperative compliance: prima a 750 milioni di euro e poi a 100 milioni di euro. Possibilità di un tax control framework su misura per le medie imprese, che non saranno interessate né dal concordato preventivo né dalla nuova cooperative compliance, in modo da avere una copertura sugli aspetti sanzionatori. Sono le indicazioni fornite dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, durante l’ottavo appuntamento del Tax day di Dla Piper presso la Sala del Refettorio della Camera.

Leo ha ricostruito l’obiettivo di fondo a cui punta il Ddl delega (per cui venerdì scadono i termini di presentazione degli emendamenti parlamentari): il passaggio dai controlli ex post a quelli ex ante. In questo contesto, i contribuenti vengono suddivisi in tre fasce. In primo luogo, le attività economiche con soglie di ricavi o compensi fino a quelle attualmente previste per le pagelle fiscali (5,16 milioni di euro) per cui, anche grazie al supporto delle banche dati, il Fisco formulerà una proposta di imponibile a cui si potrà aderire con il concordato preventivo biennale. In secondo luogo, il rafforzamento della cooperative compliance che avrebbe soglie di accesso più ampie di quelle attualmente fissate a un volume di affari o di ricavi non inferiore a un miliardo di euro. Ma l’adempimento collaborativo in cui il Fisco fa da tutor per le grandi imprese sarebbe completamente rivisto. Con l'Oic che sarà chiamato a rivestire un ruolo di primo piano delineando le regole di un tax control framework di settore (Leo ha citato a titolo di esempio l'automotive e l'immobiliare), che permetta di individuare quali sono i rischi fiscali. Dopo questo passaggio, ogni impresa potrà effettuare un adattamento alla sua specifica realtà e procedere poi alla certificazione del tax control framework. A questo punto, i professionisti potranno apporre un visto di conformità “pesante” sul reddito dell’impresa. In terzo luogo, tra i contribuenti soggetti a Isa e quelli che saranno interessati dalla cooperative compliance, ci sarà una platea di “mezzo” che potrà avvalersi di un tax control framework in grado di dare copertura sugli aspetti sanzionatori. «Se facciamo questo - ha sottolineato Leo - abbiamo semplificato il rapporto tra fisco e contribuente».

Sulla semplificazione ha posto l’accento il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato (FdI), che ha sottolineato come l’idea di fondo della delega sia di contribuire a far andare nella stessa direzione chi produce e lo Stato per rendere il Paese più attrattivo e competitivo. Anche il segretario della commissione Finanze Guerino Testa (FdI) ha precisato che «semplificare le norme, e dunque la vita del contribuente, è fondamentale per ridurre la burocrazia tributaria in Italia».

Tornando alla cooperative compliance (su cui Dla Piper ha presentato una ricerca comparativa), Vincenzo Carbone, direttore centrale Grandi contribuenti e internazionale e capo divisione aggiunto della divisione Contribuenti delle Entrate, ha posto l’accento sul modello su cui si fonda il regime: «Certezza in cambio di trasparenza è lo slogan che ha accompagnato la cooperative compliance. Nel Ddl delega si parla di stabilire un patto di reciproca collaborazione. È un’esigenza comune e sentita dall’amministrazione finanziaria». Mentre Ivan Vacca, condirettore generale di Assonime, ha rimarcato tra l’altro l’importanza del dare certezza sui rischi fiscali.

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