Controlli e liti

Corti tributarie, verso l’accorpamento degli uffici giudiziari

Sul tavolo anche il riordino di giudici e personale amministrativo

Il palazzo del ministero dell'Economia a Roma

di Ivan Cimmarusti

Troppe Corti di giustizia tributarie. Con il crollo della litigiosità fiscale, scesa del 63,4% negli ultimi dieci anni, l’attuale organizzazione è obsoleta. Almeno questo è il punto di partenza del Governo, che con la delega fiscale annuncia l’accorpamento delle sedi di primo grado e delle sezioni distaccate del secondo grado, prevedendo inoltre il riordino anche dei giudici onorari ad oggi in organico e del personale amministrativo.

Accorpamento sedi

La modifica, annunciata dal Sole 24 Ore del Lunedì del 9 gennaio scorso, è riportata nell’articolo 19 della bozza di disegno di legge (Procedimenti del contenzioso), alle lettere g) e h).

Nel Ddl è annotato che nell’esercizio della delega l’esecutivo «osserva i seguenti principi e criteri direttivi specifici per la revisione della disciplina e l’organizzazione del contezioso tributario». In particolare, si vuole «ridefinire l’assetto territoriale delle Corti di giustizia tributarie di primo grado e delle sezioni distaccate delle Corti di giustizia tributarie di secondo grado anche mediante accorpamenti delle sedi esistenti sulla base dell’estensione del territorio, dei carichi di lavoro e degli indici di sopravvenienza, del numero degli abitanti, degli enti impositori e della riscossione». Di conseguenza, è scritto, si rende necessario «disciplinare le modalità delle assegnazioni dei magistrati, dei giudici tributari e del personale amministrativo interessati al riordino territoriale, al fine di garantire la continuità dei servizi della giustizia tributaria delle Corti di primo e secondo grado alle quali vengono trasferite le funzioni degli uffici accorpati o soppressi, assicurando ai magistrati e ai giudici le medesime funzioni già esercitate presso le corti accorpate o soppresse».

Una mappatura antiquata

Il problema è che l’attuale organizzazione è ancorata ai flussi dei ricorsi in entrata risalenti al biennio 2006-2007, quando la giustizia tributaria risultava essere in forte affanno per l’impennata delle liti contro il fisco.

La fotografia di quell’emergenza registrata nel 2006-2007 è il Dm 11 aprile 2008: una realtà non più esistente. L’istituzione di 103 commissioni provinciali con 559 sezioni e di 21 commissioni regionali cui vanno aggiunte le ulteriori 15 sedi distaccate con complessive 209 sezioni, era una necessità 16 anni fa, mentre oggi non è più economicamente sostenibile. Basti considerare che dal 2011 si assiste a un decremento costante di nuove cause, passate da 330.153 a 120.511 del 2021.

Con le nuove misure deflattive varate con la manovra 2023, come la definizione agevolata delle liti, il taglio potrebbe addirittura portare alcune Cgt – quelle che già oggi hanno un flusso di ricorsi modesto – ad essere praticamente senza nuove cause da definire. In sostanza, ci si troverebbe a mantenere un’intera struttura giudiziaria (giudici professionali e personale amministrativo) per affrontare un carico di lavoro tutto sommato leggero.

Per le Corti di primo grado, la linea che si sta seguendo è di accorpare le Cgt geograficamente compatibili e che presentano dei flussi di ricorsi in entrata ridotti rispetto ad altre. Nel secondo grado si interverrà solo sulle numerose sedi distaccate. In Puglia, per esempio, oltre alla corte regionale di Bari ci sono le sezioni di Foggia, Lecce e Taranto. Ma il fenomeno delle sedi distaccate di secondo grado riguarda, per esempio, anche la Sicilia, con la centrale a Palermo e sezioni a Caltanisetta, Catania, Messina, Siracusa; la Campania, che alla sede di Napoli somma quella di Salerno; il Lazio, con Roma, principale, e Latina distaccata; la Lombardia, con Milano e Brescia.

Giudici

Altro tema che dovrà essere affrontato con l’accorpamento delle sedi riguarda, indirettamente, anche il numero dei giudici. Stando ai dati di marzo 2023, risultano impiegati complessivi 2.391 giudici onorari del fisco. Di questi, una parte sono i giudici professionali di altre giurisdizioni che decidono part-time nel contenzioso e una parte è la catena di professionisti di varie discipline.

Tra le toghe ci sono 1.174 magistrati ordinaria, 86 amministrativi, 81 contabili e 19 militari. Tra i professionisti, invece, ci sono 298 avvocati, 108 commercialisti, ma anche un agronomo, 3 architetti, 3 consulenti del lavoro, 50 professori delle scuole secondarie, 20 geometri, 10 ingegneri, 4 notai, 3 periti agrari, 16 ragionieri, 181 pensionati. Una composizione variegata che, dunque, potrebbe essere rivista.

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