Contabilità

Consob: report di sostenibilità a maglie larghe

di Giuseppe Latour

Reporting non finanziario a maglie larghe. Con la possibilità di utilizzare modelli alternativi, dal momento che il quadro normativo fornisce solo indicazioni generali. Il commissario Consob, Anna Genovese, ieri pomeriggio a Roma ha tranquillizzato molti tecnici, parlando della nuova disciplina delle informazioni non finanziarie, durante un convegno promosso da Assonime.

Entro fine anno, archiviata la fase di consultazione, arriverà la versione definitiva del regolamento realizzato proprio dalla Consob, per completare la disciplina introdotta dal Dlgs 254 del 2016 di recepimento della direttiva europea 95/14 . Il testo, che affronterà soprattutto questioni legate alla vigilanza, lascerà alle imprese ampi spazi di manovra.

Al centro del convegno c’erano gli obblighi che rappresentano, di fatto, l’evoluzione dei bilanci di sostenibilità. Per effetto del decreto 254/2016, cioè, la rendicontazione dell’impatto ambientale e del valore sociale prodotti dalle imprese diventa un obbligo di legge per grandi società quotate, banche e assicurazioni. A partire dai bilanci 2017, in approvazione all’inizio del 2018, dovranno tutte rispondere a Consob anche per questo tipo di informazioni. Si tratta in totale di circa 300 soggetti, alcuni dei quali, per la verità, sono già in linea con questi nuovi adempimenti.

In questi mesi che portano all’approvazione dei prossimi bilanci annuali, allora, gli operatori si stanno interrogando su come strutturare i nuovi documenti. In assenza di modelli consolidati, come per le informazioni finanziarie, lo sforzo che stanno compiendo è di elaborare report che rispondano alle richieste della norma. E, sul punto, Genovese ha tranquillizzato tutti: «La normativa sulle informazioni non finanziarie – ha spiegato - costituisce un punto di partenza. Delinea un quadro minimo di riferimento a cui le imprese devono conformarsi». Non c’è, allora, la volontà di vessare le imprese con interpretazioni restrittive: «Viene concessa – ha aggiunto - grande flessibilità nella scelta dei parametri a cui fare riferimento per la stesura della dichiarazione». Anche perché «poter utilizzare framework alternativi dovrebbe mettere tutte le imprese in condizioni di sviluppare un modello di business più consapevole».

Questa impostazione piace ad Assonime, come ha detto il vicedirettore generale, Margherita Bianchini: «Per noi è un punto molto importante e condivisibile e arriva dopo un lavoro di buona interpretazione, fatto sia dal Mef che dalla Consob. Ci sembra un approccio di buonsenso». Anche perché questa materia si presta a interpretazioni differenziate. Ancora Bianchini: «Penso a una società che si occupa di energia e di acqua a livello locale e a un’altra che, invece, lavora soprattutto all’estero, magari in Africa. In un caso potrebbero essere più rilevanti le informazioni ambientali, mentre nell’altro quelle legate al rispetto dei diritti umani».

Sullo sfondo, poi, resta il tema di quali informazioni siano rilevanti per la composizione di questi nuovi bilanci. Il principio guida, inserito nella normativa, è quello della “materialità”. Andranno cioè considerati solo gli elementi che hanno un impatto concretamente misurabile sull’attività delle imprese. Il problema, però, è che questo principio non contribuisce da solo a creare uno standard che dia affidamento agli operatori. Un orientamento importante, oltre che dai regolatori, potrebbe arrivare dal mercato. Infatti esistono già indici di Borsa costruiti solo con titoli di società sostenibili. I requisiti necessari ad accedere a questi panieri etici potrebbero, in futuro, dare un primo orientamento concreto alle grandi imprese su quali elementi considerare prioritari.

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