Imposte

Bonus edilizi, il mercato delle cessioni riparte ma emerge il nodo dei costi delle operazioni

Reazioni positive al decreto correttivo del Sostegni ter. L’imposta sulle transazioni finanziarie diventa compensabile

di Giuseppe Latour

Banco Bpm già operativo, dopo lo stop delle ultime settimane. Poste e Cassa depositi e prestiti al lavoro per rimettersi rapidamente in movimento. A poche ore dall’approvazione in Consiglio dei ministri del provvedimento che rivede le norme del decreto Sostegni ter in materia di cessione dei crediti, dal mercato arrivano segnali positivi. Anche perché nel testo è contenuta una facilitazione importante, destinata a migliorare la gestione dei crediti fiscali: la Ftt, l’imposta sulle transazioni finanziarie (gettito 2021: circa 370 milioni) diventa pienamente compensabile.

Come cambiano le cessioni

«Il primo obiettivo del decreto è restituire liquidità al mercato», spiega Matteo Tarroni, ceo di Workinvoice, società partecipata da Crif che gestisce una piattaforma di scambio dei crediti fiscali. Il meccanismo individuato dall’intervento del Governo punta, così, ad evitare che i crediti, una volta trasferiti, restino incagliati e risultino impossibili da cedere.

Non solo: il provvedimento fa distinzione tra una prima cessione libera (possibile verso chiunque) e due successive cessioni in ambiente controllato (possibili solo verso soggetti vigilati). In questo modo, al primo anello della catena, vengono fatti salvi quei soggetti che fanno da collettore negli interventi legati ai bonus casa e che poi ritrasferiscono i crediti alle banche. Gli istituti, una volta incamerato il credito, avranno modo di spostarlo, in funzione della capacità fiscale. Tutte la catena ora può muoversi.

La reazione dell’Abi

Così da Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi arrivano parole positive: «Le soluzioni individuate dal decreto sono equilibrate, riuscendo a coniugare l’esigenza di continuare a consentire l’utilizzo dei crediti di imposta anche attraverso le cessioni, seppure in numero ridotto, e l’esigenza di facilitare la tracciabilità di tali cessioni per evitare abusi». Lunedì scorso, durante l’audizione, «avevamo evidenziato come fosse importante trovare una soluzione». Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli - ricorda Sabatini - «si era più volte espresso in tal senso, auspicando una soluzione che valorizzasse la circostanza che il settore bancario è un baluardo dinamico contro l’illegalità, come testimoniato dal fatto che le banche sono i principali segnalatori delle operazioni sospette».

Un concetto, quello di equilibrio, richiamato anche dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini: «Ogni strumento ulteriore che possa evitare o contrastare le frodi è il benvenuto, perché tutela la fiducia dei cittadini nelle istituzioni ma anche la certezza che i soldi pubblici non vengano sprecati».

Poste, Cdp e Bpm

Questa catena chiara ha fatto sì che Banco Bpm abbia subito ripreso la propria attività di acquisto di crediti fiscali. «La sospensione temporanea disposta sinora - spiegano - è dipesa esclusivamente da un fattore tecnico legato alla limitazione del numero di cessioni contenuta nel Dl Sostegni Ter». Ora, con le ultime novità, è possibile tornare alla piena operatività.

Atmosfera simile dalle parti di Poste italiane: pur non essendo tra i soggetti iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del Tub, che possono accedere alle cessioni extra previste dalle nuove norme, le certezze acquisite con le nuove regole consentiranno a breve di riattivare la piattaforma per le cessioni. E anche fonti di Cassa depositi e prestiti (che, comunque, deteneva una quota di mercato marginale, intorno al 2%) fanno sapere che, con l’approvazione di questo provvedimento, sarà possibile riavviare l’operatività dei servizi dedicati alle cessioni.

Nuovi controlli più severi

Molti operatori, però, concordano sul fatto che da questo terremoto riemergerà un mercato differente. Soprattutto, perché sarà un mercato più controllato. A partire dalle pene molto dure che sono state inserite nel decreto, riprendendo l’articolo 236 bis della legge fallimentare, sul concordato preventivo. Viene, adesso, colpito non solo l’autore della frode (che a volte è mascherato da una testa di legno), ma un soggetto che è sempre sicuramente individuabile: il professionista asseveratore. A suo carico sono previste pene molto pesanti (da due a cinque anni di reclusione più le possibili aggravanti) non solo in caso di condotte attive (l’attestazione di informazioni false) ma anche di omesso riferimento di informazioni rilevanti.

Allo stesso modo, vengono riformulati gli oggetti dei reati di truffa aggravata, malversazione e indebita percezione di erogazioni pubbliche, per renderli più facilmente applicabili anche ai casi di truffe legate ai bonus. Non solo: viene agganciato il massimale delle assicurazioni obbligatorie dei professionisti agli importi degli interventi oggetto di attestazione, con un rapporto di uno a uno, anche oltre i 500mila euro.

Tutti elementi che, messi insieme, fanno pensare che sul mercato si diffonderanno procedure di controllo estremamente rigorose, già adottate finora da qualcuno (ma non da tutti), favorendo soggetti in grado di gestire modelli organizzativi complessi. Più complessità, però, porterà un probabile incremento dei costi: cedere un credito potrebbe diventare meno conveniente. E, addirittura, il prezzo del credito potrebbe essere influenzato, in negativo, dal numero di scambi residui: cedere i crediti con meno passaggi a disposizione potrebbe costare di più.

Resta, infine, il tema della responsabilità, essenziale per garantire chi acquista i crediti. «Occorre chiarire che chi ha esperito i controlli sulla documentazione dell’intervento agevolato e sarà in grado di dimostrarlo, sarà esente da responsabilità e potrà utilizzare il credito», dice Antonio Piciocchi di Deloitte. Sul punto sono attesi chiarimenti delle Entrate.

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