Imposte

Irpef, sconti, Ires e Catasto: è l’ora del primo via alla delega fiscale

Tempi stretti per l’ok finale al Senato. L’obiettivo è dare spazio almeno a una parte dei decreti attuativi. Regge in Aula l’accordo siglato a fine maggio sul testo riformulato della riforma

di Marco Mobili e Gianni Trovati

La decisione delle commissioni Finanze di Camera e Senato di “indagare” sul sistema fiscale italiano per tracciarne le linee di una possibile riforma è dell'11 novembre 2020. Il documento finale con l'agenda degli interventi è del 30 giugno 2021, il consiglio dei ministri che ha approvato il testo iniziale della legge delega si è riunito il 5 ottobre scorso.

Dopo mesi di polemiche, divisioni e vertici che hanno riscritto più volte il testo e fatto traballare la maggioranza soprattutto sul Catasto e sulla revisione delle Flat Tax, per la riforma fiscale arriverà oggi alla Camera, dove martedì 21 giugno sono stati respinti i 63 emendamenti presentati dall’opposizione, un'approvazione con numeri probabilmente larghissimi, in un clima che sembra immune dagli scontri sotterranei che soprattutto dopo elezioni amministrative pesanti per Cinque Stelle e Lega percorrono tutti gli altri filoni dell'azione di governo a partire dalla linea italiana sulla guerra in Ucraina. Ma siamo ancora al primo ramo. E il calendario dice che solo una tenuta stagna anche al Senato dell'intesa stretta a fine maggio a Palazzo Chigi da governo e partiti può dare chance alla delega di tradursi in misure concrete. In sintesi: se il via libera finale a Palazzo Madama arriva prima dello stop estivo i decreti attuativi possono sperare di farsi largo fra le tensioni che in autunno saranno gonfiate dalle conseguenze economiche della guerra, dalla manovra e dall'attesa delle politiche dell'anno prossimo, altrimenti tutto diventa molto più difficile.

“Con questa delega mettiamo una Ferrari in mano al governo – chiarisce i termini della questione Luigi Marattin (Iv), che da presidente della commissione Finanze della Camera ha spinto l'indagine conoscitiva e da relatore ha portato in Aula il testo della delega -. Può decidere di fare un Gran Premio, mettendoci anche la benzina necessaria; può decidere di fare un paio di giri di pista; oppure può lasciarla ai box. Fuor di metafora: la delega copre tutti gli aspetti principali del sistema fiscale, quindi può essere utilizzata per ristrutturarlo radicalmente, ancor più se con l'aggiunta delle risorse necessarie; oppure può essere utilizzata per sistemare le storture più evidenti. Infine - ma è l'opzione che personalmente non auspico affatto - si può giudicare troppo “pericoloso” affrontare una delle due opzioni precedenti a pochi mesi dalle elezioni, e si può decidere di aspettare che sia il prossimo governo a esercitarla”. È chiaro che in quest'ultima ipotesi le probabilità di attuazione crollano insieme alla prevedibilità del risultato delle prossime elezioni.

Ma quali timori possono fermare il cammino della delega rilanciato dall'accordo di maggio? In realtà le parti potenzialmente più spinose del testo sono già state spuntate dalle tante riformulazioni che via via hanno abbandonato l'idea del sistema duale, mantenendo in vita quindi gli attuali regimi cedolari su affitti, titoli di Stato e così via, e hanno espunto l'idea di attribuire agli immobili un “valore patrimoniale” possibilmente allineato a quello di mercato. A temere i possibili effetti della delega restano quindi quasi solo i proprietari di immobili abusivi o male accatastati, che potrebbero finire nel mirino dei controlli coordinati fra agenzia delle Entrate e Comuni delineati dalla delega. E, più in generale, gli evasori, a cui la riforma punta con un rafforzamento dei controlli a suon di banche dati e utilizzo dell'intelligenza artificiale.

È invece molto più ampia e variegata la platea dei contribuenti a cui la delega promette buone notizie, sotto forma di tagli alle tasse, detrazioni più veloci con l'avvio progressivo degli accrediti diretti sul conto corrente (il cosiddetto cashback fiscale) e semplificazioni di regole e adempimenti. «La delega consente un'azione decisa di riforma delle prime quattro imposte italiane, cioè Irpef, Ires, Iva e Irap – riassume Marattin -. In più interviene a valle del processo, con una possibile riforma della riscossione da leggere insieme agli obiettivi Pnrr, e a monte con la tanto necessaria opera di codificazione della normativa tributaria, passando per alcuni aspetti del fisco locale». A patto, ovviamente, che entro la fine della legislatura riesca ad arrivare qualche decreto attuativo per far uscire la riforma dal terreno solo teorico delle buone intenzioni.

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