Imposte

Dl aiuti, passa la fiducia ma sui bonus eredità pesante

Un via libera del Parlamento che non scioglie i nodi su crediti edilizi, agevolazioni per gli energivori e decaduti dalle rate della pace fiscale

di Marco Mobili e Marco Rogari

Sul decreto Aiuti la Camera conferma, con 410 sì, 49 contrari e un astenuto, la fiducia al governo dopo settimane di tensioni e polemiche. Ma il sipario non è affatto destinato a calare del tutto. E non solo perché il provvedimento sarà formalmente approvato lunedì dall’Aula di Montecitorio per poi passare il giorno successivo al Senato, che sarà chiamato ad apporre in tutta fretta il suo sigillo finale visto che il Dl scade il 16 luglio. Le fibrillazioni all’interno della maggioranza impediscono di fatto la vera chiusura della partita. Che su alcuni temi molto caldi, come il superbonus del 110% e i bonus energivori, continuerà ad essere giocata tra le anguste curve su cui dovranno viaggiare in Parlamento altri decreti “sensibili”. E due, in particolare, sono i principali indiziati: il Dl sulle semplificazioni fiscali, già inondato alla Camera da quasi mille emendamenti, e il nuovo Dl Aiuti che potrebbe vedere la luce a fine mese.

Non a caso proprio questi sono i due veicoli ai quali si sta già guardando per correggere la norma del decreto votato giovedì 7 luglio alla Camera che applica il regime dei “de minimis” ai crediti d’imposta per l’acquisto di energia e gas da parte delle imprese non energivore. A chiedere esplicitamente una modifica in questa direzione è stato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. E un’analoga sollecitazione al governo è arrivata da Fi e Alternativa che in Aula a Montecitorio hanno presentato specifici ordini del giorno per chiedere la modifica della misura inserita con un emendamento riformulato da relatori ed esecutivo poi approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze. Una norma che sostanzialmente stabilisce che i crediti d’imposta previsti per l’acquisto da parte delle imprese non energivore di gas ed energia elettrica siano sottoposti al regime del “de minimis”, e dunque a un tetto di 200mila euro.

Sul fronte Superbonus una parte della maggioranza ha già puntato le sue “fiches” sul Dl semplificazioni fiscali: una cospicua fetta degli emendamenti presentati, ma poi finiti quasi in toto sotto la tagliola delle “ammissibilità”, riguarda proprio questo capitolo, su cui pressano soprattutto i Cinque stelle, ma che, intuendo le intenzioni delle commissioni Finanze e Bilancio, al momento non hanno sfoderato i loro correttivi. Dopo l’incontro di mercoledì tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, infatti, il M5S ha colto l’occasione per chiedere al governo di stringere i tempi e, quindi, auspicando di fatto un intervento nel nuovo Dl Aiuti bis in arrivo. «Abbiamo fatto un enorme lavoro per affrontare e risolvere la questione della responsabilità solidale dei cessionari dei crediti fiscali legati al superbonus, ma il Governo non ci ha dato ascolto e la norma non entrerà nel decreto Aiuti», si legge in una nota dei deputati M5S delle commissioni Bilancio, Finanze, Ambiente e Attività produttive della Camera in cui si aggiunge: «Abbiamo scelto di non presentare emendamenti al decreto Semplificazioni fiscali perché non possiamo permettere che si allunghino ancora i tempi. Deve essere ora l’Esecutivo a intervenire immediatamente con un provvedimento d’urgenza».

Ma il Dl sulle semplificazioni fiscali è in ogni caso destinato a diventare teatro di una nuova battaglia per dare risposta a questioni rimaste in sospeso, come conferma appunto la richiesta di molti partiti, seppure frenata sul nascere dalle “inammissibilità”, di eliminare nella cessione dei bonus la responsabilità in solido del cessionario.

Un altro versante su cui il confronto nella maggioranza resta vivo è quello della riscossione. In questo caso è stato approvato un emendamento al decreto Aiuti per garantire più flessibilità per i piani di rateizzazione delle cartelle. Non è stata invece prevista alcuna (ennesima) riapertura per i decaduti dalla pace fiscale che non hanno saldato il conto per le rate inizialmente dovute nel 2020 e poi più volte rinviate per le pandemia.

E non è escluso che il Parlamento possa tornare (per rafforzarla o attenuarla) sulla stretta sul reddito di cittadinanza voluta da Lega e Fi, ma osteggiata dal M5S. Il correttivo approvato prevede che i datori di lavoro privati possano proporre offerte di lavoro congrue direttamente ai percettori del reddito di cittadinanza, e in caso di mancata accettazione possano comunicare il rifiuto al centro per l’impiego territorialmente competente che al secondo “no” farà decadere dal beneficio il percettore. Tutto da risolvere, infine, il problema delle garanzie Sace sui prestiti, rilanciate dal Dl aiuti ma allo stesso tempo ferme in attesa di un via libera di Bruxelles.

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