Professione

Tetto ai compensi per i lavoratori delle imprese sociali

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di Valentina Melis

Servizi sociali, prestazioni sanitarie, formazione e istruzione professionale, salvaguardia dell’ambiente (esclusi la raccolta abituale e il riciclaggio dei rifiuti), ricerca scientifica, accoglienza e integrazione dei migranti.

Sono alcune delle attività che potranno essere svolte dalle imprese sociali, dopo la riforma approvata ieri dal Consiglio dei ministri, che rimpiazza le regole in vigore dal 2006 (Dlgs 155/2006).

È dedicato infatti al restyling dell’impresa sociale uno dei tre decreti legislativi di attuazione della legge delega 106/2016 sul terzo settore, che ha incassato il via libera definitivo dopo aver raccolto nelle settimane scorse i pareri delle commissioni parlamentari. La nuova disciplina entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione del decreto sulla «Gazzetta ufficiale».

Una delle modifiche introdotte nel testo dopo il passaggio parlamentare è l’ampliamento dei settori di attività delle cooperative sociali disciplinate dalla legge 381/1991 (che acquisiscono di diritto la qualifica di imprese sociali): potranno erogare interventi e prestazioni sanitarie, operare nella formazione professionale ed extrascolastica.

L’impresa sociale resta un ente privato senza scopo di lucro, che potrà avere anche la veste di una società disciplinata dal libro V del Codice civile (Spa, Srl). Dovrà esercitare in via stabile e principale (cioè per produrre almeno il 70% dei ricavi)un’attività di interesse generale, per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La differenza rispetto al passato e al divieto assoluto di distribuzione degli utili, è che le nuove imprese sociali potranno remunerare il capitale, anche se con certi limiti: potrà essere distribuita solo una quota fino al 50% degli utili e degli avanzi di gestione; la remunerazione dell’investimento non potrà superare poi l’interesse massimo dei buoni fruttiferi postali, aumentato di due punti e mezzo rispetto al capitale effettivamente versato.

Fuori da questo perimetro, resta la cornice generale dell’assenza dello scopo di lucro.

Si considera distribuzione indiretta di utili (e quindi è vietata), la corresponsione ad amministratori, sindaci e a chiunque rivestirà cariche sociali nelle nuove imprese, di compensi non proporzionati all’attività svolta o superiori a quelli previsti in enti che operano negli stessi settori e condizioni; la corresponsione ai lavoratori subordinati o autonomi di retribuzioni o compensi superiori del 40% rispetto a quelli previsti per le stesse qualifiche dai contratti collettivi in base al Dlgs 81/2015; la cessione di beni e la prestazione di servizi a condizioni più favorevoli di quelle di mercato a soci, associati o partecipanti all’impresa sociale.

I lavoratori delle nuove imprese avranno diritto a un trattamento economico e normativo in linea con quello dei contratti collettivi e, in ogni caso, la differenza retributiva tra i dipendenti dell’impresa sociale non potrà essere superiore al rapporto uno a otto, in base alla retribuzione annua lorda. Nei regolamenti aziendali o negli statuti dovranno essere previste forme di coinvolgimento dei lavoratori e degli utenti.

Non ci sarà un Ccnl ad hoc per i lavoratori dell’impresa sociale, che operano, peraltro, in ambiti molto differenziati.

Sarà ammessa la presenza di volontari, ma il loro numero non potrà superare quello dei lavoratori.

Non possono acquisire la qualifica di impresa sociale le società costituite da un unico socio persona fisica e le amministrazioni pubbliche.

Le imprese sociali dovranno continuare a iscriversi al Registro imprese (dove c’è già una sezione ad hoc), depositare il bilancio di esercizio e anche il bilancio sociale, secondo linee guida che dovranno essere adottate dal ministero del Lavoro.

«A luglio - spiega il sottosegretario al Lavoro con delega al terzo settore Luigi Bobba - partirà il fondo di garanzia per l’erogazione di crediti agevolati alle imprese sociali, con una dotazione di 200 milioni: con queste nuove risorse e con gli incentivi fiscali per chi investe nelle imprese sociali, abbiamo posto le basi per rafforzare questo soggetto».

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