Imposte

La normativa sulle Cfc potrà neutralizzare la nuova minimum tax

La tassazione globale Ocse andrà raccordata con le discipline già esistenti

La two pillar solution Ocse riflette le esigenze di cambiamento della fiscalità internazionale. Il Pillar 1 comporta una rivoluzione dei criteri impositivi (incluso l’abbandono delle discutibili digital tax nazionali). Mentre il Pillar 2 utilizza meccanismi di attrazione di imponibili non sufficientemente tassati in giurisdizioni di favore che riecheggiano – tanto da incrociarsi con esse – Beat e Gilti statunitensi e Cfc europee.

Il Pillar 2 prevede l’applicazione di una minimum tax del 15% per le aziende che realizzino ricavi su base consolidata per più di 750 milioni, cioè una Global anti-Base Erosion Rule (Globe) assisa su due meccanismi interconnessi:

1 una Income Inclusion Rule (Iir), che impone una top-up tax sulla casa madre in relazione ai profitti scarsamente tassati localmente;

2 nel caso in cui la top-up tax non trovi piena applicazione, una Undertaxed Payment Rule (Utpr) che limita deduzioni e/o prevede aggiustamenti equivalenti.

L’osservato speciale per il successo di tale iniziativa sono gli Stati Uniti, che il 28 marzo hanno divulgato un green book sulla riforma fiscale dove, tra l’altro, si specifica che il meccanismo Beat (Base Erosion and Anti-Abuse Tax) sarà sostituito da una Under Profit Tax Rule compatibile con il Pillar 2. Negli Stati Uniti i gruppi si preparano al Pillar 2 valutando lo spostamento dei beni immateriali in giurisdizioni “più vicine” al business, l’analisi delle ritenute subite nei vari Paesi non recuperabili con credito di imposta, le perdite fiscali e le agevolazioni rilevanti ai fini del regime.

Il 22 dicembre 2021 la Commissione europea, dal canto suo, ha pubblicato una proposta di direttiva per applicare le regole Globe nella Ue. Tra i vari punti la proposta impone un coordinamento con le regole Cfc che presuppone l’applicazione di queste ultime in via prioritaria. Cfc che invero potrebbero anche essere “adattate” ad una nuova domestic top-up tax, ispirandosi alla possibile scelta statunitense post Beat.

Il focus della relazione con le Cfc è sulla Iir. Immaginiamo un soggetto controllante italiano che applica la normativa Cfc a una controllata irlandese. Seguendo un approccio in linea con la circolare 18/E/2021, le imposte versate in Italia sul reddito della controllata irlandese in applicazione della Cfc andrebbero considerate, ai fini della Iir, nel quantum delle imposte da allocare alla giurisdizione irlandese. Ne consegue che la normativa Cfc può essere in grado di “prevenire” l’applicazione della Iir e quindi, di fatto, neutralizzare la minimum tax.

Il discorso andrà ovviamente approfondito alla luce delle regole definitive, tenendo conto del fatto che Iir e regole Cfc, per quanto ispirate da finalità per certi versi simili, presentano struttura e presupposti applicativi diversi.

Basti pensare che la disciplina Cfc opera solo se la controllata estera non supera il passive income test, requisito assente nella Iir. Ancora, mentre la Cfc opera per singolo soggetto e usa le regole impositive domestiche, l’Iir opera per giurisdizione e con regole autonome.

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