Adempimenti

Niente certificato di parità per violazioni su congedi e permessi

L’Ispettorato nazionale del lavoro ha fatto il punto sui rischi per le aziende che non si allineano alle regole del Dlgs 105/2022 a tutela di genitori e cargiver familiari

di Stefano Rossi

Sanzioni pecuniarie e stop alla certificazione della parità di genere per i datori di lavoro che violano le tutele e i diritti dei genitori e dei caregiver familiari su congedi, riposi e permessi. L’Ispettorato nazionale del lavoro ha chiarito nella nota 2414 del 6 dicembre 2022 il sistema sanzionatorio previsto dal Dlgs 105/2022, di recepimento della direttiva Ue 2019/1158 sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, in vigore dal 13 agosto scorso.

Paternità obbligatoria

Il Dlgs 105/2022 prevede che in caso di rifiuto, opposizione o ostacolo all’esercizio dei diritti di assenza dal lavoro per congedo di paternità obbligatorio, il datore di lavoro incorre nella sanzione amministrativa da 516 a 2.582 euro. Se la violazione è avvenuta nei due anni che precedono la richiesta della certificazione di parità o di analoghe certificazioni, il documento non può essere rilasciato.

La sanzione è soggetta a diffida in base all’articolo 13 del Dlgs 124/2004, se il congedo è ancora fruibile. Il congedo è riconosciuto al padre lavoratore dipendete per un periodo di 10 giorni lavorativi (20 in caso di parto plurimo) e con la corresponsione dell’indennità giornaliera pari al 100% della retribuzione (nota Inl 9550/2022). Il lavoratore dovrà comunicare in forma scritta i giorni in cui vuol fruire del congedo, con un anticipo di almeno cinque giorni rispetto alla data presunta del parto, salvo le condizioni di miglior favore previste dalla contrattazione collettiva.

Le giornate di congedo non sono frazionabili a ore e possono essere usate anche in via non continuativa nell’arco temporale tra i due mesi precedenti la data presunta del parto e i cinque mesi successivi. Questi giorni sono fruibili anche durante il congedo di maternità della madre e sono riconosciuti anche al padre che beneficia del congedo di paternità alternativo (cioè in sostituzione della madre in casi gravi, come la morte o la grave infermità della stessa).

In caso di mancata concessione del congedo di paternità alternativo a quello goduto dalla madre, la sanzione è l’arresto fino a sei mesi e l’impossibilità di ottenere il certificato di parità di genere, se la violazione è avvenuta nel biennio antecedente la richiesta.

Riposi e congedi parentali

È soggetto alla sanzione economica da 516 a 2.582 euro anche il datore di lavoro che non rispetta i riposi giornalieri del padre e della madre; i riposi e i permessi per i figli con handicap grave; l’assegnazione temporanea dei lavoratori pubblici e i riposi giornalieri del padre e della madre in caso di adozione e affidamento.

Il Dlgs 105/2022 ha modificato anche le regole dei congedi parentali, innalzando l’età del figlio – per la fruizione – da sei a dodici anni, la durata dei mesi retribuiti al 30% (portati a nove) e la durata del congedo da dieci a undici mesi nel caso di un solo genitore. La manovra di Bilancio 2023 ha poi innalzato all’80% la retribuzione di un mese di congedo parentale, dei nove totalmente previsti. In caso di rifiuto o di ostacolo alla concessione del congedo, il datore di lavoro incorrerà nella sanzione da 516 a euro 2.582 euro.

Congedi particolari

Lo stop alla certificazione della parità di genere è prevista per la violazione di particolari congedi previsti dalla legge 53/2000. In particolare, per il permesso retribuito di tre giorni lavorativi all’anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente; per il congedo di due anni non retribuito in caso di gravi e documentati motivi familiari.

GLI ESEMPI

Il caso
Il congedo di 20 giorni
Un lavoratore dipendente chiede il congedo di paternità obbligatorio di 20 giorni in seguito a un parto gemellare. La domanda è inviata con un preavviso di oltre cinque giorni dalla data della nascita, tramite la piattaforma informatica dell’azienda.

Violazioni e conseguenze
Il datore concede il congedo per la prima settimana, poi lo nega inserendo il lavoratore nei turni pomeridiani. Si applica la sanzione da 516 a 2.582 euro, soggetta a diffida. Il datore dovrà far fruire il restante congedo al lavoratore e pagare la sanzione di 516 euro.

Il caso
Il permesso per figlio disabile
Una lavoratrice madre di un minore con disabilità grave chiede di fruire, in alternativa al prolungamento fino a 3 anni del congedo parentale, di due ore di permesso giornaliero retribuito. L’azienda ha richiesto la certificazione della parità di genere.

Violazioni e conseguenze
Il datore di lavoro nega il permesso alla lavoratrice. È soggetto alla sanzione da 516 a 2.582 euro. La violazione impedirà all’azienda di ottenere la certificazione di parità e le premialità previste per le aziende con la stessa certificazione che partecipano ad appalti pubblici.

Il caso
Il congedo per genitore solo
Un genitore che ha in affido esclusivo il figlio di 10 anni chiede di usufruire del congedo parentale per un periodo di 11 mesi con corresponsione dell’indennità del 30% della retribuzione per il periodo massimo di nove mesi.

Violazioni e conseguenze
Il datore di lavoro concede inizialmente il congedo parentale richiesto e in seguito si oppone alla sua fruizione da parte del genitore affidatario. L’azienda incorrerà anche in questo caso nella sanzione amministrativa da 516 a 2.582 euro.

Il caso
Il divieto di licenziamento
Un lavoratore che ha usufruito del congedo di paternità obbligatorio viene licenziato prima che il figlio compia un anno di età.

Violazioni e conseguenze
Il licenziamento del lavoratore, che contravviene al divieto stabilito dal Dlgs 105/2022, comporta per l’azienda una sanzione da 1.032 a 2.582 euro. In questo caso non è ammesso il pagamento in misura ridotta.

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